domenica 12 novembre 2017

ALEX INTERVISTA... Marco Erba


Come vi avevo promesso, ecco qui la tanto attesa intervista a Marco Erba, autore di Fra me e te, edito da Rizzoli.
Lo scrittore sarà ospite della scuola di Marta a metà dicembre... E, quindi, Marta ha avuto l'idea di invitarlo anche qui sul blog per parlare un po' di lui e del suo libro.
Abbiamo già pubblicato la recensione del suo romanzo (la trovate QUI) e adesso non vediamo l'ora di farvi conoscere meglio quest'autore semplice ed emozionante. 



 



MARCO ERBA



1.   Alex e Marta: Benvenuto! Ti va di presentarti ai nostri lettori? Raccontaci tre curiosità su di te.
Ciao! Sono Marco Erba, nato nel 1981, sposato con Cecilia, papà di tre figli di cui uno in affido, insegnante per passione e per mestiere da dieci anni. Tre curiosità un po’ a caso: 1) da ragazzino correvo in bicicletta e sognavo di vincere il Giro d’Italia, 2) quando chiudo la macchina, la chiudo una seconda volta anche se sono certo di averla già chiusa, 3) mi piace guardare i cartoni animati con i miei bambini: odio Winnie the Pooh, mentre adoro i Pj Masks.



2.  Alex e Marta: Com’è nata la tua passione per la scrittura? Quando hai iniziato a scrivere?
La passione è nata da mio nonno e da mio padre. Quando ero piccolo mio nonno mi raccontava un sacco di storie inventate da lui: non aveva avuto la possibilità di studiare, ma leggeva tantissimo ed era una miniera inesauribile. Mio padre invece mi regalava un sacco di libri e prima di dormire, ogni sera, mi leggeva una fiaba. Non ha mai saltato un giorno….

3.  Alex e Marta: Un libro edito dalla Rizzoli è un bel traguardo. È stato difficile raggiungerlo? Hai mai pensato al self publishing?
Sì, è stata una faticaccia, ma proprio per questo la soddisfazione è stata impareggiabile. Ho dovuto lavorare più e più volte sul testo, ascoltando le critiche e i suggerimenti che mi venivano da tantissime persone. Lì ho imparato che ogni critica è un regalo, perché ti aiuta a migliorare. Credo che nel cammino di un esordiente l’autopubblicazione sia un’occasione importante per cominciare a fare circolare i propri scritti. “Fra me e te” è stato un romanzo autopubblicato per circa sei mesi prima di finire nelle mani di una editor di Rizzoli che lo ha aiutato a diventare di carta. 

4.      Alex e Marta: Ora, vorremmo concentrarci sul tuo romanzo… Cercheremo di non fare spoiler (o per lo meno di evitare quelli macroscopici). Qual è l’origine di questa storia? Come sono nati i personaggi? Dai dove hai preso ispirazione?
Il romanzo è nato tra i banchi di scuola e non esisterebbe senza l’incontro ogni giorno con i miei ragazzi, che mi regalano pezzi della loro vita, allargando gli orizzonti della mia. Loro mi ricordano ogni giorno che l’adolescenza è un casino, ma anche un’età stupenda. Loro mi insegnano sempre che tu non sei le cazzate che fai, ma la tua possibilità di rialzarti e di fare cose grandi. Loro mi hanno aiutato moltissimo nella stesura di “Fra me e te” e sono stati i miei primi lettori. Edo, il protagonista del romanzo, è ispirato a uno studente che ho davvero conosciuto, uno durissimo e intollerante a parole, ma capace di slanci di generosità e di autocritica. Lui mi ha insegnato che in ogni ragazzo, in ogni persona, c’è sempre una scintilla di bellezza insopprimibile. Vedo spesso anche tante Chiare tra i banchi di scuola: ragazze meravigliose che non credono di esserlo e che per questo, a volte, si buttano via. 

      
 5.      Alex e Marta: Uno dei temi più immediati che si trovano in Fra me e te è il razzismo. Come mai hai deciso di inserire un personaggio cinese? Questa non è certo il tipo di nazionalità che di solito provoca polemiche e  rabbia…
Ho scelto un cinese proprio per questo, perché è più facile odiare altre categorie. Volevo mostrare come il razzismo sia assurdo e come valga sempre la pena incontrare le persone diverse da noi, perché così scopriamo che sfuggono sempre ad ogni categoria. E poi quante leggende metropolitane fasulle e assurde circolano sui cinesi? 

6.      Alex: Edo osanna spesso Hitler, considerandolo un modello da seguire. In effetti, ho sentito spesso fare battute e commenti del tipo “li brucerei tutti” (nei confronti di vari gruppi di persone) o “Hitler era un grande” e chi più ne ha più ne metta… Come pensi che andrebbe trattato nelle scuole il tema del rapporto con l’altro e con il “diverso”?
Raccontando le storie delle persone: in questo modo l’altro mi apparirà più vicino e scoprirò che le cose che ho in comune con lui sono molto più di quelle che mi dividono da lui, come capita ad Edo nel romanzo. 

7.      Alex e Marta: Oggigiorno sono ormai pochi gli adolescenti “credenti”: la maggior parte non crede in nessun dio e  si considera completamente solo in questo mondo… Cosa pensi di questa situazione? In che modo influenza il modo di essere di noi ragazzi?
Io sono credente e sono convinto che la fede possa rendere migliore la vita dei ragazzi e delle persone in generale. Credere in un Dio che è amore significa credere che gli altri mi riguardano, sentire che il mondo non mi è indifferente, che io posso fare qualcosa per renderlo migliore. Sono però convinto che la fede non si possa e non si debba imporre: è un incontro personale. Un buon insegnante non è tale se convince i suoi allievi a credere in ciò che crede lui, ad avere le sue stesse idee. Un buon insegnante educa al senso critico, spinge i suoi allievi a cercare la propria strada e a credere in ciò che essi scelgono. Il confronto con i non credenti, per chi crede, è sempre arricchente e aiuta a crescere. Ho moltissimi amici atei e agnostici che sono per me dei modelli di vita. L’importante è buttarsi, appassionarsi a ciò che si fa, non essere passivi.   

8.     Marta: La mia prima domanda “da solista” riguarda quel tocco di antipatia che mi hanno suscitato i due protagonisti (come ho scritto nella recensione): era questa la tua intenzione? Rappresentare due ragazzi che, a causa dei loro comportamenti evidentemente sbagliati, non potessero che provocare una certa ostilità da parte dei lettori?
Per la verità no: volevo raccontare di due personaggi in cui il lettore potesse immedesimarsi, anche perché io, scrivendo, mi sono immedesimato totalmente in loro due. Tantissimi ragazzi che incontro nelle scuole e che mi contattano sui social mi dicono di essersi ritrovati nei personaggi e in molti casi di avere capito meglio la loro vita. Però sono sempre due le persone che scrivono un romanzo: lo scrittore e il lettore. Le persone sono diversissime: nessun romanzo può piacere a tutti e nessun personaggio suscita a tutti la stessa reazione. Ben venga dunque anche un po’ di sana antipatia, se spinge il lettore a riflettere e a portarsi a casa qualcosa dalla storia.  

9.     Marta: Un dettaglio del finale non mi è piaciuto molto: la situazione in cui si ritrova Giulia. L’ho trovata triste e ingiusta, una sorta di punizione per alcuni suoi “errori”. Ci spieghi le ragioni della tua scelta?
Col personaggio di Giulia ho cercato di dire che le scelte che si fanno hanno delle conseguenze e che diventare grandi significa prendere in mano queste conseguenze, risponderne. Ho voluto anche dire che la vita è sempre un dono meraviglioso, non importa in che modo arriva. Ogni testo poi viene interpretato e ogni lettore ha il diritto di leggerci ciò che vuole. Questo è un rischio, ma è anche il bello della scrittura: i tuoi personaggi prendono vita e “parlano” anche indipendentemente da te. 

10.   Alex: Io, invece, avrei preferito una conclusione diversa per Chiara e Eric. Nel momento in cui qualcuno si mostra pentito, e disposto a migliorarsi, non dovremmo aiutarlo? Rimanergli accanto? Quantomeno nel ruolo di amici?
Ho scelto di concludere così la vicenda per dire che la sindrome della crocerossina è un rischio da evitare: non posso essere io a cambiare una persona, rendendola ciò che adesso non è. Pensare di poterlo fare è sempre un’illusione. Eric ha iniziato un percorso, ma dovrà fare ancora tanta strada e Chiara lo lascia libero di farlo. Sono inoltre convinto che a volte bisogna avere il coraggio di lasciarsi alle spalle ciò che non ha funzionato e andare avanti, anche se fa male. Non si può vivere guardando al passato, non si può scegliere in base ai rimpianti. 




   11.    Alex e Marta: Hai qualche progetto letterario per il futuro? 
Nel 2018 uscirà il mio prossimo romanzo. Parla di due storie, una ambientata negli anni della guerra e una  ambientata negli anni Novanta, quelli della mia adolescenza. I protagonisti sono quattro ragazzi che diventeranno uomini. 

12.  Alex e Marta: Ci saluti con una citazione?
Luciano Ligabue, “Siamo chi siamo”: “Conosco le certezze dello specchio / e il fatto che da quelle non si scappa. / E ogni giorno mi è più chiaro / che quelle rughe sono solo / i tentativi che non ho mai fatto”. Adoro il Liga e adoro questa citazione: mi ricorda ogni volta che nella vita bisogna mettersi in gioco sempre, che è meglio fallire che non tentare, e che se vivi così qualche bella partita la puoi vincere. 


Ringraziamo Marco per essere stato con noi e gli auguriamo buona fortuna per tutto.

Che ne pensate? Vi ispira il libro di Marco Erba? Vorreste porgli altre domande?
Fateci sapere nei commenti :)



Alex e Marta
 


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