Usare il mondo dei piccoli per parlare del mondo dei grandi.
AUTORE: William Golding
PAGINE: 250
PAGINE: 250
TRAMA:
Un gruppo di ragazzi inglesi, sopravvissuti a un incidente aereo, resta
abbandonato a se stesso su un'isola deserta e si trasforma in una
terribile tribù di selvaggi sanguinari dai macabri riti.
Le emozioni, in questo romanzo, ci sono tutte. Poi ci sono coraggio,
dolore e piacere. La protagonista è l'ombra. L'ombra da cui ognuno di
noi cerca di fuggire, ma che poi ci prende. Ma cosa fare quando la tua
parte nascosta finisce dentro il corpo della persona che ami? Forse, non
resta che mollare le cime dal pontile e salpare verso la follia. E qual
è la follia? Quella di ritrovarsi all'Inferno senza aver peccato?
Oppure affidarsi a un sistema non strutturato per la presa in cura, che
si affida alla tecnica, che non approfondisce e non si pone troppe
domande? In questo romanzo il tempo sembra scandire la vita, ma il tempo
qui non c'è. La vita ha un sapore magico e nella vita c'è qualcosa di
più forte di tutte le emozioni e di tutti i sistemi, un amore, qualcosa
che va contro la morte. Qualcosa che non muore.
RECENSIONE E ANALISI (con spoiler):
In un mondo straziato da una guerra atomica, un aereo precipita su un isola deserta: i superstiti sono solo bambini dai tredici anni in giù. Nessun adulto con loro, nessuna guida, nessuna legge.
Questa è la premessa de Il Signore delle mosche.
In un’atmosfera che potremmo oggi definire “sospesa tra Lost e i migliori romanzi d’avventura”, Golding ci accompagna, tenendoci per mano, nel vero mondo dei bambini, quello fatto di giochi, spensieratezza e divertimenti, ma che in realtà cela tutte le insicurezze, le paure e le atrocità del mondo dei grandi. Quello stesso mondo dei grandi da cui alcuni di questi bambini cercano di distanziarsi e verso cui altri, invece, continuano a tendere.
In un’atmosfera che potremmo oggi definire “sospesa tra Lost e i migliori romanzi d’avventura”, Golding ci accompagna, tenendoci per mano, nel vero mondo dei bambini, quello fatto di giochi, spensieratezza e divertimenti, ma che in realtà cela tutte le insicurezze, le paure e le atrocità del mondo dei grandi. Quello stesso mondo dei grandi da cui alcuni di questi bambini cercano di distanziarsi e verso cui altri, invece, continuano a tendere.
I protagonisti del racconto sono tre, e dal loro confronto nasce la vicenda.
Ralph è il più grande tra tutti: atletico, bello, intelligente, anche se abbastanza solitario e taciturno.
Piggy, così soprannominato in modo scherzoso perché grasso, è per nulla carismatico, ammorbato dai suoi difetti fisici e per questo costantemente preso in giro dagli altri bambini; rappresenta però la voce della ragione, il portatore del sapere scientifico, il grillo parlante di questo dramma.
E infine abbiamo Jack, forse l’unico veramente carismatico, capo classe e capo della banda al tempo del collegio, ora autoproclamato capo dei cacciatori, l’unico che possa realmente tenere testa a Ralph; tuttavia sin dalle sue prime battute capiamo che in lui c’è qualcosa che non va, in lui si annida il germe della follia, quello che lo porterà a distaccarsi dagli insegnamenti dei grandi per riavvicinarsi alla “natura”, con tutte le conseguenze che ciò provocherà.