venerdì 9 novembre 2018

RECENSIONE FILM: 7 sconosciuti a El Royale

Volevo andare a vedere questo film la sera di Halloween, ma chissà perché l'hanno tolto dalla programmazione quel giorno, per poi rimetterlo il giorno dopo. I misteri della vita. Comunque ci sono andata con Emme lunedì e... film difficile. Adesso cercherò di farvi una recensione sensata e il più possibile completa (integrando anche le opinioni di Emme).


Prima reazione appena uscita dalla sala: "Ma cosa ho appena visto?! Boh."
Il film non mi era dispiaciuto, l'avevo seguito con un certo interesse... ma boh. Avete presente quei momenti in cui vi sentite davvero un po' spaesati e non capite cosa stia succedendo? Ecco, avevo quella sensazione.
Poi nei giorni successivi ci ho pensato un po' su... e io e Emme siamo giunti alla conclusione che 7 sconosciuti a El Royale è un film quasi pazzesco.
Ora procediamo con calma.

All'inizio mi aspettavo un thriller. Questo film non è un vero thriller. Dalla prima scena sembrava un noir. Non è minimamente un noir. Mi aspettavo una storia alla Dieci Piccoli Indiani. La Christie non c'entra niente.
Questo film è un pulp in piena regola, in cui i riferimenti a Tarantino e Pulp Fiction non mancano.

La storia è divisa in capitoli (macrosequenze), ognuno dei quali inizia con un cartello che ci spiega dal punto di vista di quale camera (siamo in un hotel) stiamo per seguire le vicende. Ogni scena si sofferma su un individuo in particolare e ci fa scoprire un pezzetto della sua storia.

I sette personaggi (nessun protagonista principale) sono incredibilmente ben sviluppati, con un livello di profondità e analisi psicologica e morale molto al di sopra dei "normali" film. Con flashback, spezzoni di conversazioni, azioni e sguardi il film ci racconta il loro passato e ci fa esplorare la loro mente e un po' della loro anima. Ci viene continuamente richiesto di prestare attenzione agli avvenimenti e ai dettagli, così da poter riempire i buchi (volontariamente lasciati) e unire i puntini.
Puntini che sono collegabili sono in parte, perché nulla accomuna davvero questi sette sconosciuti. Nulla di evidente, nulla di pratico.
Solo la necessità della scelta.

Il punto focale, la chiave di volta dell'intera pellicola è il discorso pronunciato da Billy Lee a circa metà film: ci viene sempre chiesto di scegliere, siamo sempre costretti a optare per il bianco o il nero. Ma non ci sono solo il bianco e il nero. Eppure noi dobbiamo scegliere.
Il tema viene ripreso continuamente dai personaggi: abbiamo un detective che deve decidere se portare a termine la sua missione o salvare una ragazzina rapita; abbiamo una donna di colore che deve decidere se fidarsi o meno di un criminale; abbiamo il concierge che deve scegliere tra uccidere e salvare o non uccidere e lasciar morire; il prete deve scegliere la camera.... scelte, scelte, scelte. Difficili, azzardate, obbligate.
L'immagine simbolo dell'intero film è la roulette che vediamo nel finale (molto più simile a una roulette russa...).

I sette sono carismatici e accattivanti; rappresentano stereotipi, o meglio, archetipi del genere umano e costruiscono un universo completo. Hanno tutti le loro caratteristiche ben definite, eppure sono sfumati e in movimento allo stesso tempo.

Il ritmo è sostenuto, i colpi di scena continui ed imprevedibili, la prospettiva cambia senza sosta e identificare un punto fermo nella storia è difficile.
Da Tarantino questo film riprende anche il sarcasmo, la violenza inaspettata e un assurdo quasi disorientante.
Non mancano poi i riferimenti storici, dai discorsi di Nixon al razzismo, dalla guerra in Vietnam alla figura di Charles Manson e la sua setta.


Nell'insieme 7 sconosciuti a El Royale è un'opera complessa, intricata ed intrigante, che intreccia  molti fili e molte storie e che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore fino alla fine.
Non è, però, solo un film per passare il tempo: richiede riflessione per capirne a pieno il senso e per rispondere alle tante domande che ci lascia. Un film non per tutti, insomma (noi abbiamo avuto bisogno di due cervelli e tre giorni per "capirlo").

Che ne pensate? L'avete visto? Vi ispira?

Alex (e Emme)

1 commento:

  1. Non conoscevo questo film, ma la tua recensione mi ha fatto venire voglia di vederlo subito!

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