sabato 2 febbraio 2019

RECENSIONE: Io sono leggenda di Richard Matheson


Un capolavoro




TITOLO: Io sono leggenda
AUTORE: Richard Matheson
PAGINE: 188

TRAMA:
Robert Neville torna a casa dopo una giornata di duro lavoro. Cucina, pulisce, ascolta un disco, si siede in poltrona e legge un libro. Eppure la sua non è una vita normale. Soprattutto dopo il tramonto. Perché Neville è l'ultimo uomo sulla Terra. L'ultimo umano sopravvissuto, in un mondo completamente popolato da vampiri. Nella solitudine che lo circonda, Robert esegue la sua missione, studia il fenomeno e le superstizioni che lo circondano, cerca nuove strade per lo sterminio delle creature delle tenebre. Durante la notte se ne sta rintanato nella sua roccaforte, assediato dai morti viventi avidi del suo sangue. Ma con il sorgere del sole è lui a dominare un gioco crudele e di meccanica ferocia, scandito dalle luci e dalle ombre di un tempo sempre uguale a sé stesso che impone la ripetizione di un rituale sanguinario. In questo mondo, Neville, con la sua unicità, si è già trasformato in leggenda.




RECENSIONE

Oggi vorrei terminare il “mini” periodo Richard Matheson parlandovi del secondo libro che ho letto di questo autore (citato anche nella recensione della settimana scorsa di Tre millimetri al giorno). Mi riferisco della sua opera più nota, ovvero Io sono leggenda.

Prima di iniziare è doveroso però cercare di rimuovere l’elefante dalla nostra piccola e poco spaziosa stanza (o almeno è necessario tentare): sto parlando del film. Per quanto quest’ultimo possa anche essere apprezzabile (anche se non per me), dal libro cui fa riferimento ha preso decisamente poco oltre al nome. Risultato? Un mediocre zombie movie come tanti che sarebbero arrivati da lì a pochi anni. Infatti, a parte la buona interpretazione di Will Smith, del film salvo ben poco, a partire dalla storia edulcorata e con un finale banale e scontato che poco o nulla ha da spartire con il testo originale. In altre parole nella trasposizione cinematografica è venuto a mancare tutto ciò che rende unica l'opera di Matheson. Detto ciò vi chiedo, se avete visto il film e non avete letto il libro, di dimenticare tutto ciò che credete di sapere e di godervi la mia “rece-analisi” senza pretese. (Sì, ci saranno SPOILER).

Io sono leggenda
è un romanzo fantascientifico ambientato in una Terra post apocalittica
in cui l’umanità sembra essere stata distrutta da un misterioso batterio che ha trasformato tutti in vampiri (non proprio vampiri, sì questo è il nome con cui sono chiamati, ma l’aspetto fantascientifico tenta di razionalizzare e rendere verosimile questa figura, per tanto sono più simili agli infetti degli zombie movie attuali, se non per il loro modo di nutrirsi e la loro fotofobia).

E prima che la scienza si fosse messa al passo con la leggenda, la leggenda aveva fatto un boccone della scienza e di tutto il resto.”

In questo contesto seguiamo le gesta di quello che parrebbe essere l’ultimo uomo rimasto in vita, Robert Neville. Lo seguiamo nella sua routine quotidiana mentre tenta di barcamenarsi tra i lavori di manutenzione della sua casa-roccaforte, ogni notte assediata dai vampiri instupiditi dalla fame. Lo seguiamo mentre cerca di sgomberare il vicinato dagli infetti che occupano le case nel tentativo sfuggire alla luce del giorno. E lo seguiamo mentre cerca delle provviste per sopravvivere.

L’autore riesce, grazie al suo peculiare stile, (così come fu in Tre millimetri al giorno) a mostrarci l’uomo dietro il suo personaggio, un uomo che, nonostante si concretizzi tra la carta e l’inchiostro delle pagine, risulta essere vivo durante tutta la narrazione.
Un uomo con una storia drammatica che non lascia indifferente nessuno, storia che in puro stile Matheson ci viene narrata a poco a poco tramite i flashback di Robert che si inframezzano agli eventi del presente, facendoci rivivere i giorni prima della fine e i giorni della fine, quelli che hanno portato l’umanità, e lui, a questo presente: dai disperati tentativi del governo di mettere in quarantena i primi focolai alle misure ben più drammatiche che porteranno Robert a perdere tutto ciò che amava.
Vediamo il protagonista come un Highlander che al posto di trarre vantaggio dalla sua apparente fortuna sembra invece venirne maledetto, maledetto da quella stessa immunità che di fatto lo ha mantenuto umano. Neville è infatti solo, unico e ultimo della sua (nostra) specie. Questa solitudine è una compagna ingombrante nella nuova vita del protagonista, più ingombrante ancora della minaccia degli infetti, caotica orda che difficilmente rappresenteranno una minaccia reale se ci si attiene ai loro ritmi. Perciò lo vediamo spesso alle prese con tutti i tormenti che un prolungato periodo di isolamento può portare nella mente di un uomo. Saremo con lui durante suoi disperati tentativi di lenire le sue pene; saremo con lui mentre uccide quelli che un tempo erano amici, conoscenti, vicini di casa, ormai irrimediabilmente trasformati, ma che comunque un tempo erano persone. E vivremo in prima persona il drammatico gioco della sopravvivenza più ferale… o noi o loro, dovendo convivere con tutto ciò che questo comporta.

Un tempo poteva averla chiamata coscienza. Ora era soltanto un disturbo. La morale, dopo tutto, era finita con la società. Lui era la propria etica.”

Tiferemo per lui quando cercherà di fare amicizia con un piccolo amico a quattro zampe e soffriremo quando, nonostante tutti i suoi sforzi, sarà tutto inutile. Gioiremo con lui e ci sentiremo sollevati quando nella sua vita irromperà Ruth, quella che sembra essere l’ultima donna sopravvissuta, e come lui ci sentiremo traditi quando scopriremo chi è realmente e perché è entrata nella sua vita, e come.
Questo libro è un perfetto what if dell’apocalisse, un esperimento in cui l’autore ci ha dato la sua versione dell’uomo in situazioni estreme, riuscendo a tratteggiare un personaggio credibile e veritiero.

Il libro è un continuo crescendo che raggiunge il suo culmine con il finale, inaspettato e che, a mio avviso, ci consegna la chiave di lettura di tutto ciò che abbiamo letto. La scoperta infatti dell’esistenza di una specie intelligente di questi vampiri che vogliono Neville morto ribalta tutto: Robert (e noi con lui) per sopravvivere negli anni ha ucciso centinaia di loro simili, e mentre riorganizzavano la loro nuova società il nostro protagonista, ultimo baluardo dell’umanità che fu in un mondo folle e (per noi allucinante), era diventato per questa nuova umanità quello che per noi è un Dracula... il suo nome compare nei racconti dell’orrore.
Alla fine, quando starà per essere giustiziato, deciderà invece di suicidarsi e rimanere nella leggenda. Il mostro di questo nuovo mondo.

Robert Neville passò lo sguardo sui nuovi abitanti della terra. Sapeva di non essere uno di loro; sapeva di essere un anatema, un orrore nero da distruggere, come i vampiri. [...]
Un nuovo terrore prende forma dalla morte, una nuova superstizione penetra la fortezza invalicabile dell’infito.
Io sono leggenda.”

In oltre in questo libro è possibile trovare molte altre metafore e significati, questo lo rende un libro estremamente stimolante e divertente da rileggere con diverse chiavi di lettura. Insomma, come avrete capito l’opera mi è piaciuta parecchio. Sarà perché mi piacciono gli horror e ho una strana e morbosa attrazione per il post apocalisse, ma a mio parere siamo davanti ad un capolavoro della letteratura. Senza troppo timore a espormi mi sento di dire che Matheson ha scritto due dei libri migliori che abbia mai letto, due capolavori a mio avviso essenziali anche se per motivi diversi. Il consiglio quindi è lo stesso che vi ho dato la settimana scorsa per Tre millimetri al giorno: dovreste leggerlo tutti almeno una volta.



VOTO:



Conoscete l'autore? Vi ispira il romanzo? Fatemi sapere cosa ne pensate.
Emme


P.S. Altro motivo per cui lodare questo libro è che ha praticamente inventato i nostri amati zombie marcescenti che tanto ci piacciono in film, serie TV e fumetti, in quanto il papà dei non morti in putrefazione, J. Romero, ha in diverse interviste molto candidamente ammesso di aver rimaneggiato un po’ i vampiri di Matheson per la creazione dei suoi non morti.

8 commenti:

  1. Sembra interessante, grazie per la recensione ottima

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  2. Cara Alex, sempre chiare le tue recensione, complimenti.
    Ciao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Caro Tommaso, io e Alex appreziamo sempre i tuoi interventi sotto quasi ogni post del blog. Ma vorreio solo precisare che non tutti i pezzi sono scritti dalla nostra cara "capa redattrice".
      Tal volta capita che alcuni post vengano fatti anche da me (Emme) o da Marta, lo so, lo so... troppe emme in questo blog. Per evitare queste incomprensioni ogni nostra recensione è firmata alla fine dal suo autore.
      Detto questo ti ringrazio tantissimo per la tua dedizione nel seguire le nostre pagine e ti mando un saluto
      emme

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  3. Mi piace molto leggere le tue recensioni, precise e dettagliate e questa analisi che oltretutto rivela anche il finale è il top, visto che so non leggerò mai il libro sapere come è finito ha alleggerito il mio spirito. Bella recensione come sempre Emme ;)

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    1. Onestamente... odio gli spoiler (al contrario di Alex). Sia farne che riceverne. E mi dispiace "rovinare la sorpresa di scoprire qualcosa" tuttavia ritengo che per parlare di questi libri sia necessario. Forse dovrei mettere un disclaimer più visibile(?)
      detto questo ti ringrazio tantissimo per il complimento :)

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  4. Bella recensione, ho visto il film, adoro Will Smith e trovo interessanti questi vampiri/zombie... effettivamente non li avrei mai catalogati come vampiri XD

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  5. Stando al film (che, chiaramente, ho anch'io visto prima di leggere il libro) neanche io li avrei etichettati come vampiri... tuttavia quando fu scritto lo zombie non era noto con l'accezione che gli diamo oggi, come ho scritto nel ps... e poi Matheson ha cercato di razionalizzare pseudoscientificamente e ricontestualizzare la figura classica del vampiro.
    Detto ciò ringrazio anche te per il complimento alla recensione :).

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