mercoledì 13 febbraio 2019

DIECI PICCOLI INDIANI: analisi libro e film

ATTENZIONE: SPOILER


Il romanzo si apre con dieci estranei che raggiungono, in una sequenza dal sapore cinematografico, una misteriosa villa - non un luogo sinistro e dall'atmosfera gotica, bensì "la quintessenza della modernità", una villa luminosa e trasparente - su una piccola isola al largo del Devon. Stiamo, ovviamente, riferendoci alla celeberrima Nigger Island, una roccia nuda "vagamente simile a una gigantesca testa di negro". Sulla proprietà della località sono state fatte parecchie congetture dalle riviste mondane: l'Ammiragliato? una star di Hollywood? la Famiglia Reale?

L'immagine è tratta dal film di René Clair. Lo so, la casa sembra fin troppo cupa...

I dieci estranei sono stati invitati da un certo U.N. Owen, che nessuno di loro ha mai conosciuto di persona. Ai nostri giorni saremmo un po' perplessi: chi mai accetterebbe un invito simile? chi mai dormirebbe a casa di uno sconosciuto? Perché proprio di questo si tratta, di un Unknown... Tuttavia la Christie ci parla di un'altra epoca, di un mondo e di una società in cui tutto ciò era perfettamente normale. Ignoriamo perciò la nostra eventuale perplessità e concentriamoci sullo sviluppo di un'opera che ancora oggi sa catturare e angosciare con la sua intricata trama e i personaggi moderni. Moderni? Sì, perché i dieci invitati più che singoli individui rappresentano ruoli - avventuriero, giudice, medico, militare, playboy, poliziotto, insegnante, zitella, domestico: ruoli sociali e narrativi, prima ancora che elementi di caratterizzazione; ci risulta quindi facile trasportare i loro comportamenti e i loro pensieri nel mondo attuale.
L'anfitrione, il premuroso Sconosciuto, ha ben pensato di lasciare un ricordo dell'infanzia ai suoi ospiti: in ogni stanza essi trovano, infatti, una filastrocca - Ten Little Niggers - che diventerà il copione - o meglio, il canovaccio - dello spettacolo che andrà in scena poche pagine dopo l'incipit.
Lettura delle imputazioni, confessioni, esecuzioni. Gli eventi si susseguono esattamente come
programmato dall'abile sceneggiatore e regista.
La chiusura e la sovrapposizione di spazio abitativo, crimini e azione investigativa sono un topos della scrittura della Christie, come ci dimostrano Assassinio sull'Orient-Express e Poirot sul Nilo.
Anche qui la scena è circoscritta e limitata; i personaggi sono isolati e ciascuno di loro è totalmente esposto allo sguardo altrui; di conseguenza la loro esistenza privata viene sostituita da una logica comunitaria di pervasivo sospetto. Il sospetto, infatti, è il vero protagonista di queste vicende: un sospetto assoluto, angosciante, continuo. L'isola, chiara e trasparente, senza alcun possibile nascondiglio, rivela fin da subito un'orribile verità... non c'è nessun altro, oltre i dieci ospiti, sull'isola... U.N. Owen deve essere uno di loro. Tra loro, tutti accusati di omicidio, c'è un attuale assassino. Un assassino fanatico, forse, che vuole punire i loro crimini. E l'idea che possa anche essere una punizione divina ogni tanto agita ancor più i loro animi. Uomo o Dio? C'è una possibilità di sfuggire a un destino che sembra già inciso nella pietra - fissato nel testo di una filastrocca per bambini?

Agatha Christie ha ripreso la "trama" di Dieci Piccoli Indiani da una canzoncina blackface da music hall
, da una filastrocca cantata dai e ai bambini. Ten Little Niggers, per l'appunto, impiegata nella versione inglese del 1869, quella con un finale assolutamente tragico: la morte di tutti i negretti, con l'ultimo che si impicca, disperato e solo, a un albero. Esiste, però, anche un'altra versione di questo testo, ovvero quella americana del 1868, in cui l'ultimo negretto si sposa (con chi non ci è dato saperlo).
Nel romanzo noi lettori troviamo la soluzione al caso solo nelle ultime pagine, tra le righe di una lettera affidata al mare: l'assassino, raffinato artista, vuole in qualche modo che la sua creatività sia riconosciuta, che qualcuno alla fine sappia.
Nel 1943 la Christie scrive anche la sceneggiatura per una trasposizione teatrale di Dieci Piccoli Indiani e il problema si presenta immediatamente: come concludere la storia? L'ingegnoso assassino non può non essere svelato alla fine; l'autrice stessa, la vera artista dell'opera, vuole che il suo genio sia evidente a tutti. La sua abilità di ingannatrice deve essere riconosciuta. Così cambia il finale, riprende la versione del 1868. E gli ultimi due piccoli indiani si sposano.
Lo stesso finale viene proposto anche nel film di René Clair del 1945, sul quale vorrei soffermarmi ora, confrontandolo con il libro. Perché il cinema e non il teatro? Perché nella pellicola Vera non spara a Lombard poichè (innamorata di lui) si fida, decide volontariamente di non ucciderlo; nella messinscena teatrale lei semplicemente ha una pessima mira.


Nigger Island è il regno della trasparenza e del sospetto. La fiducia non trova posto su questa nuda roccia e, anzi, nell'unico caso in cui viene concessa si rivela fatale. Ci troviamo in una spy story, in cui tutti i personaggi nascondono un segreto, in cui tutti indossano una maschera e recitano una parte, cercando di svelare le bugie altrui e di proteggere le proprie. I Dieci Piccoli Indiani sono agenti sotto copertura e nessuno vorrebbe essere smascherato. Continuano a recitare una parte, a perseguire il proprio obiettivo (la sopravvivenza) anche quando, senza altre possibilità rimaste, iniziano ad ammettere le loro colpe e i loro misfatti.
Siamo anche in un thriller, la tensione cresce costantemente e gli omicidi e gli incubi si susseguono.
In un giallo le indagini riportano alla normalità spezzata dall'omicidio; qui il tentativo di riportare ordine lo distrugge definitivamente. Non abbiamo una figura di riferimento - l'investigatore - che ci dà assoluta certezza, un uomo sopra ogni sospetto, la sicurezza della soluzione. Siamo anche noi Dieci Piccoli Indiani, isolati e sperduti: anime perdute.

Il film di René Clair prende, invece, i toni della commedia fin dalla prima apparizione dei personaggi. Non solo essi sono ruoli narrativi e sociali, ma diventano anche stereotipi, a tratti delle caricature. Le relazioni tra loro sfociano spesso nell'ironia, le battute non mancano, malintesi e gaffes si alternano, rubando allo spettatore più di una risata. L'inesorabile sequenza di morti sembra quasi un gioco, solo un'innocente (assurda) filastrocca per bambini.
In questo ambiente la fiducia trova uno spiraglio, il semino viene piantato e cresce, fino alla fine, dove si rivela essenziale per la sopravvivenza di Lombard e Vera. Fidarsi implica saper accettare delle zone d'ombra, rifuggire la trasparenza assoluta. E l'amore può essere tale solo in presenza di una grande fiducia reciproca. Vera e Lombard si salvano.... anche perché qui, nella pellicola, l'occhio "divino" ha sbagliato: i due non sono colpevoli dei crimini di cui sono stati accusati.
Dopo la confessione e il suicido di U.N. Owen i piccioncini possono quindi lasciare allegramente l'isola, grazie al buffo e trionfale arrivo del barcaiolo (con il suo immancabile panino).

Per i più curiosi: esistono altri quattro film tratti dal capolavoro della Christie, tra cui uno sovietico.
Nel 2015 è uscita anche una miniserie (di tre episodi in UK, due in ITA) particolarmente fedele al romanzo.


Avete mai letto il romanzo? Visto uno dei film che ne sono stati tratti? Cosa ne pensate?

Alex



FOCUS SUL TITOLO
Il libro viene pubblicato nel 1939 nel Regno Unito con il titolo Ten Little Niggers e tradotto negli USA con And then there where none (l'ultimo verso della filastrocca) per non offendere la comunità nera. Il sopracitato film di René Clair riprendere questo nome. Anche il titolo dello spettacolo teatrale viene modificato oltreoceano, stavolta in Ten Little Indians. In Italia le prime traduzioni hanno preferito E poi non ne rimase nessuno, successivamente trasformato in Dieci Piccoli Indiani.
Nelle diverse versioni gli stessi protagonisti della filastrocca (e le corrispettive statuine) sono state niggers, indians e soldiers.


BIBLIOGRAFIA:
riferimenti al capitolo "Dieci piccoli attori", tratto da "Fuori Scena" di Fabio Cleto.


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9 commenti:

  1. Cara Alex, sentire che spieghi così bene il film, credo che sia interessante vederlo!!!
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Buongiorno Tomaso! Sì, è davvero un bel film, te lo consiglio :D

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  2. Interessante, questa differenza tra libro e film! Ottima recensione, come sempre

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  3. Il libro mi è piaciuto tantissimo, nonostante non sia una grande amante dei gialli ♥

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    1. Questo libro è davvero pazzesco. Poi di Agatha Christie io adoro Poirot :D

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  4. Questa è la più bella recensione che ho letto di Dieci piccoli indiani, uno dei miei libri preferiti della Christie insieme ad Assassinio sul Nilo. Brava, complimenti!

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  5. Una bellissima lettura. Il mio libro preferito di A. Christie. Interessante il tuo post.

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