"Sono nato intero, non ho bisogno di nessuna metà."
o non ho trovato la metà giusta?
Avete presente la storia di Aristofane che descrive l'uomo e la donna come due metà che si possono/devono rincontrare? Ecco... Forse dovremmo prestare più attenzione nella scelta della "metà perfetta".
Perché, e lo chiedo seriamente, perché Daniel continua a cercare Lucinda? Perché la aspetta sempre? Perché non prende e dice "basta", perché non sceglie qualcosa/ qualcuno che non sia lei?
Non prendetemi per stronza insensibile, io sono follemente innamorata, credo nell'amore e nell'amore "predestinato"... Ma quando fa così male, è davvero amore?
Non so se avete letto il Simposio (qualche commento qui) e tutte le belle e filosofiche descrizioni dell'amore che ci danno Socrate & Co, però, secondo me, quando si parla di amore pratico, di vita quotidiana, di sentimenti vissuti sulla propria pelle ogni singolo giorno... Porsi questa domanda è importante. L'amore che fa male è amore? Condannarsi a un'eternità di sofferenza, è amore?
Questo vale per entrambi i membri di una coppia: una (ipotetica) lei che soffre come un cane bastonato per tentar di rendere felice lui, una lei che rinuncia a sé, ai propri sogni, a ciò che desidera e che è, per lui, è innamorata o è masochista? O una lei, che fregandosene di tutto, fa sempre ciò che vuole, non chiede nulla, non ascolta nulla, fa di testa propria, e lo tratta come uno zerbino (facendolo soffrire come se ogni giorno gli stessero cavando tutti i denti senza anestesia... versione modificata di Prometeo: qui sono i denti a ricrescere), è innamorata? Lo ama? E lui che si lascia trattare così? Ora, riferite queste domande a tutte i lui-lui, lei-lei, lui-lei del mondo e ditemi: chi decide quando è amore?
C'è un limite a questa definizione? Questo sentimento chi lo classifica? Chi decide quando il male è giusto da sopportare, quando è un male che fa bene, che aiuta, quando è una rinuncia produttiva, giusta, buona... E quando invece sfocia nel masochismo?
L'amore si deve vedere sempre. Non sto dicendo che non si può litigare/discutere (non farlo mai sarebbe comunque strano e forse dannoso), ma l'amore deve far star bene: deve farti svegliare con il sorriso, deve illuminarti ogni volta che pensi a lui/lei, deve darti coraggio, fiducia, pace, sostegno, deve metterti alla prova e sostenerti, deve essere duro qualche volta, ma farti sentire grande, capace, deve aiutarti a migliorare, a crescere, a vivere, deve essere la spinta che ti serve o la mano che ti sostiene... Non può essere sempre pianto e lacrime, un boia e una condanna a morte.
Insomma, giudico Daniel e Lucinda una coppia sbagliata: sono l'esempio dell'amore malato, secondo me. Non credo che quel loro "aspettarsi-baciarsi-morire" possa essere definito "vero amore" o "amore eterno": è un'eterna sofferenza, alla quale lui continua a condannarli. Se lui scegliesse il cielo o gli inferi, il ciclo si chiuderebbe, lei smetterebbe di stare oscenamente per tutta la sua vita, smetterebbe di morire, e lui smetterebbe di vivere un'infinita agonia.
Non ho (forse purtroppo) una visione del mondo così fiabesca da convincermi che "un attimo di felicità valga millenni di sofferenze".
Andarsene non sempre è sbagliato, non sempre è cattivo, non sempre distrugge.
A volte, forse, crea più che rimanere.
Alex