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venerdì 17 agosto 2018

5 COSE CHE #37

Buongiornissimo a tutti!
Benvenuti all'appuntamento con il 5 COSE CHE di questa settimana.


5 EMOZIONI CHE CERCO IN UN LIBRO

(non sto per elencare cinque emozioni vere e proprie... ma spero che riusciremo a capirci comunque)




RISATE
A chi ogni tanto non piace farsi quattro risate leggendo un libro fresco e divertente? Non sto parlando di libri propriamente comici, che a me più di tanto non piacciono, ma di quei libri in cui l'autore dà libero sfogo alla propria fantasia e si serve di uno stile ricco di ironia e di frasi capaci di rubarti sempre un bel sorriso. In quasi tutti i libri che leggo i personaggi presentano un grande senso dell'umorismo e, soprattutto, adoro quando i personaggi maschili ci regalano delle "battutine" ironiche e maliziose a cui è impossibile resistere. Non per niente i personaggi maschili che più mi piacciono sono Percy Jackson, che per simpatia batte tutti, Jace Herondale di Shadowhunters e Patch de Il bacio dell'angelo caduto, re indiscussi delle frasi maliziose e ironiche che fanno sciogliere chiunque. 

lunedì 14 maggio 2018

SPECIALE: Festa della Mamma

Di nuovo buongiorno!
Ieri (come credo tutti sappiate) era la Festa della Mamma e avrei voluto pubblicare uno speciale di consigli letterari dedicato al tema, però, purtroppo, non ho fatto in tempo a preparare il post: i miei erano via con mia sorella per le finali regionali (che la squadra di Marta ha vinto, facciamole i complimenti :D) e io ho passato la giornata con il mio moroso, studiando e guardando Pulp Fiction XD

Perciò chiedo scusa per il ritardo e rimedio oggi alla mia mancanza.
Comincio col fare (di nuovo) gli auguri alla mia cara (e un po' svampita) mamma e a tutte le mamme del mondo <3 E ora proseguo consigliandovi qualche bel libro da regalare alle vostre mamme (o da autoregalarvi, se siete voi le mamme ahah).







Libri consigliati



LE MAMME RIBELLI NON HANNO PAURA di Giada Sundas 
Appena ha sentito un piccolo cuore battere dentro il suo, Giada ha cominciato a essere madre. Ma solo quando l’ha stretta tra le braccia quella vita è esistita davvero. Un attimo prima Giada era una persona, un attimo dopo un’altra e per sempre. Perché quando nasce un figlio si rinasce di nuovo. Si rinasce madri. Da quel giorno ha studiato tutti i manuali esistenti in commercio e ha ascoltato ogni consiglio. Affinché Mya, il suo dono più prezioso, fosse al sicuro, protetta, amata. Eppure non sempre tutto le veniva come era scritto in quei libri o come le avevano detto di fare. Ed è stato allora che ha capito una grande verità: che non esistono regole, leggi, dogmi imprescindibili. Il mestiere di madre si fa ogni giorno, si impara sul campo tra una ninnananna ricca di parole dolci e un rigurgito che rimane su una maglia per giorni. Tra un abbraccio che arriva inaspettato e cambia la giornata e un cartone animato che si odia perché lo si conosce ormai a memoria. Non c’è una ricetta, nessuno la conosce. Le risposte sono dentro ogni madre, sono lì, nel profondo dove risiede l’istinto. Dove vive e cresce l’amore più incondizionato che si possa provare. Dove non c’è bisogno di consultare nessuna enciclopedia per sapere cosa è giusto fare. È l’imperfezione l’unica verità. La morbidezza di un bacio sbavato, la tenerezza di un gioco improvvisato con una mollica di pane, la bellezza di un codino che non riesce a star dritto. Sono queste le magie che scaldano il cuore e fanno un figlio felice. Perché sono loro a insegnare che anche sbagliando si può volare, anzi, si vola ancora più in alto.

Giada Sundas è la mamma più famosa del web. I suoi post sulla sua esperienza di madre hanno avuto migliaia di condivisioni. Le mamme ribelli non hanno paura è il suo primo romanzo. Un debutto che partendo dalla vita parla al cuore di tutti. Un piccolo regalo a una bimba di due anni perché possa scoprire un giorno come è venuta al mondo, da quale amore, da quali errori, da quali scelte. Una storia sulla maternità, quella vera che si fa passo dopo passo, fatica dopo fatica, felicità dopo felicità.


L'ARTE DI ESSERE FRAGILI di Alessandro D'Avenia 
Il libro Alessandro D'Avenia, ha come sottotitolo: come Leopardi può salvarti la vita. È un libro sull'arte della riparazione, attraverso la riscoperta di un autore che ricercava costantemente la ricerca del bello e dell'incanto. Anche -e soprattutto- l'incanto della fragilità: il darsi il permesso di non essere sempre vincenti e all'altezza e aprirsi alla vita. 

Tipologia di mamma: sensibile e lettrice indomita.

giovedì 4 gennaio 2018

RECENSIONE: Wonder di R.J. Palacio

 

Un innamoramento imperfetto



TITOLO: Wonder
AUTORE: R.J. Palacio
EDITORE: Giunti
PAGINE: 288

TRAMA:
È la storia di Auggie, nato con una tremenda deformazione facciale, che, dopo anni passati protetto dalla sua famiglia per la prima volta affronta il mondo della scuola. Come sarà accettato dai compagni? Dagli insegnanti? Chi si siederà di fianco a lui nella mensa? Chi lo guarderà dritto negli occhi? E chi lo scruterà di nascosto facendo battute? Chi farà di tutto per non essere seduto vicino a lui? Chi sarà suo amico? Un protagonista sfortunato ma tenace, una famiglia meravigliosa, degli amici veri aiuteranno August durante l'anno scolastico che finirà in modo trionfante per lui. Il racconto di un bambino che trova il suo ruolo nel mondo. Il libro è diviso in otto parti, ciascuna raccontata da un personaggio e introdotta da una canzone (o da una citazione) che gli fa da sfondo e da colonna sonora, creando una polifonia di suoni, sentimenti ed emozioni.




RECENSIONE: 

Partiamo dal fatto che ho prima visto il film e poi letto il libro (che mi è stato gentilmente regalato da Emme per Natale). Non posso non ammettere che ho preferito il film: l'ho trovato più coinvolgente, più emozionante e, in alcuni ambiti, più completo. Tra poco capirete perché.


La storia di Auggie viene raccontata in un modo che ho trovato avvincente, ovvero attraverso POV differenti: Auggie stesso, sua sorella Via, il suo amico Jack, il fidanzato di Via etc. Grazie a questo espediente possiamo conoscere diverse sfaccettature della vicenda e possiamo andare oltre alla visione diretta del protagonista. Ho apprezzato molto questa scelta, perché contribuisce ad eliminare l'atteggiamento "vittimistico" che ogni tanto August, inconsciamente e anche (spesso) a buona ragione, assume. Mi è dispiaciuta, però, la mancanza di maggiore approfondimento psicologico dei personaggi: avrei voluto scoprire qualcosa di più di tutti...
Avrei anche preferito che fossero inseriti alcuni POV in più, in particolare quelli dei genitori, Nate e Isabel Pullman: sarebbe stato interessante sapere di più sulle loro sensazioni, emozioni e reazioni, sui loro pensieri privati e non esprimibili.
Nell'insieme credo che l'universo in cui viene narrata la storia, con tutte le sue comparse, sia stato meglio reso (e in modo più completo) nel film: per esempio, secondo me, la mamma è più complessa e ricca nella sua rappresentazioni cinematografica, mentre è meno d'impatto tra le pagine del libro.


venerdì 3 novembre 2017

5 COSE CHE #9




Arrivo con il post di oggi ;)
L'argomento del 5 COSE CHE di questa settimana è:


 5 LIBRI CHE VORREI RILEGGERE


Premettendo che rileggerei quasi ogni singolo libro della mia libreria... Ecco i 5 libri che ho scelto!





  DUE LIBRI CHE NON RICORDO


Io ho letto e adorato sia la serie di Shadowhunters che quella di Hush Hush, e di entrambe ho tutti i libri nella mia libreria... Tutti, tranne questi due.
Città di cenere l'avevo preso in biblioteca, mentre Angeli nell'ombra l'ho prestato e non è mai tornato indietro (-.-), perciò questi due romanzi li ho letti solo una volta, al contrario degli altri volumi delle due serie, che ho ripreso in mano infinite volte.
Mi ricordo poco di entrambi e mi piacerebbe molto riscoprire tutti i dettagli delle due storie.



sabato 28 ottobre 2017

642 IDEE PER SCRIVERE #2

L'argomento di oggi calza a pennello.





Cosa ti fa piangere? Cosa significano per te le lacrime?

Per il significato di lacrima, io partirei dal dizionario: "spec. al plurale, quelle che sgorgano più abbondanti per viva commozione, per dolore fisico o morale, o anche nel moto convulso del ridere".
Cosa ricaviamo da questa definizione? Che piangiamo per tutto. E che le lacrime non hanno mai lo stesso significato. Qualche esempio? Mia mamma piange davanti alle cose  belle: se sente una canzone "profonda", se vede scene felici, se qualcuno le fa una sorpresa molto gradita...A lei scendono due piccole lacrimucce. Mia sorella piange quando è nervosa, quando qualcuno o qualcosa la fa incazzare molto, quando è stanca: ogni volta che ha bisogno di sfogare la frustrazione, lei piange. Però lei non piange mai per il dolore: l'ho vista stortarsi caviglie e ginocchia, sbucciarsi e bruciarsi porzioni sostanziose di pelle, mordersi le mani fino a farle sanguinare... Eppure non ha mai versato una lacrima per questo. Mio padre non piange mai. Il mio ragazzo piange solo quando capitano cose molto molto brutte. Una mia compagna di classe piange quando ride: se qualcosa la diverte particolarmente, diventa rossa come un peperone e scoppia a piangere come una matta. E intanto ride.

Tante situazioni, tante lacrime. E quindi cosa significano le lacrime? Sono semplicemente l'espressione di un'emozione? Di un'emozione qualunque? Sono uguali? O sono diverse?

Io mi sento strana su questo argomento. Perché io piango tanto, spesso, troppo, ma non per i motivi giusti.
Piango quando leggo le lettere di Charlie o i pensieri di Alaska, piango quando muore Augustus Waters e quando vedo le Torri Gemelle crollare sulla testa di Robert Pattinson. Piango guardando Un bacio e ascoltando Due Anime di Max Pezzali. Mi commuovo sul finale dell'ultimo episodio di The vampire diaries e di One Tree Hill. Mi si bagna il viso quando litigo con qualcuno, quando mi arrabbio, quando qualcosa non va come vorrei, quando mi trovo davanti a una situazione che mi  risulta irrisolvibile, impossibile, quando mi irrito e mi sento sbattere contro un muro.
Dio, piango per così tante cose... che ogni tanto mi chiedo se io non stia esagerando...
Eppure, ci sono situazioni in cui le lacrime non arrivano, situazioni in cui le vorrei, e loro non ci sono.
Io non piango quando qualcuno muore. Io non piango quando mi danno la notizia e non piango ai funerali. Perché? A saperlo... Mi sento triste? Sì. Mi dispiace per chi soffre? Sì. Vorrei che non fosse successo? Sì. Però ancora niente lacrime. Non scende nulla. Non riesco davvero a pensare al significato di quello che sta succedendo, non riesco a farmi prendere dal contesto emotivo, non riesco a farmi coinvolgere. Lo sento, ma resta in superficie, non mi sconquassa dentro, in profondità. Non mi distrugge. E un po' mi sento sbagliata. E un po' anche cattiva, sembro insensibile... e chi mi sta intorno potrebbe pensare che non mi importi, potrei fargli male... Ma mi importa. Solo che non piango. E non so perché.



E voi? Cosa avreste risposto? In quali situazioni le lacrime caratterizzano la vostra vita?


Alex 
 








Vi lascio qualche ulteriore informazione sulla rubrica 642 IDEE PER SCRIVERE:
- ispirata dal librone 642 idee per scrivere, frutto delle menti degli autori del San Francisco's Writer Grotto
- propone spunti variegatissimi per scrivere qualunque cosa
- cadenza casuale
- siete liberissimi di partecipare alla rubrica... e scrivere la vostra versione :)

venerdì 18 agosto 2017

RECENSIONE: Noi siamo tutto di Nicola Yoon

Per amore vale la pena rischiare tutto. Tutto. 


Letto in meno di quattro ore: Madeline e Olly sono stati dei teneri, imprevedibili, commoventi compagni con cui trascorrere la  serata.



Titolo: Noi siamo tutto
Autrice: Nicola Yoon
Data di pubblicazione:
 16 maggio 2017

Editore:
 Sperling & Kupfer

Pagine:
 320


TRAMA:
Madeline Whittier è allergica al mondo. Soffre infatti di una patologia tanto rara quanto nota, che non le permette di entrare in contatto con il mondo esterno. per questo non esce di casa, non l'ha mai fatto in diciassette anni. Mai un respiro d'aria fresca, né un raggio di sole caldo sul viso. le uniche persone che può frequentare sono sua madre e la sua infermiera, Carla. Finché, un giorno, un camion di una ditta di traslochi si ferma nella sua via. Madeline è alla finestra quando vede. lui. Il nuovo vicino. Alto, magro e vestito di nero dalla testa ai piedi: maglietta nera, jeans neri, scarpe da ginnastica nere e un berretto nero di maglia che gli nasconde completamente i capelli. Il suo nome è Olly. i loro sguardi si incrociano per un secondo, e anche se nella vita è impossibile prevedere sempre tutto, in quel secondo Madeline prevede che si innamorerà di lui. Anzi, ne è sicura. Come è quasi sicura che sarà un disastro. Perché, per la prima volta, quello che ha non le basta più, e per vivere anche solo un giorno perfetto è pronta a rischiare tutto. Tutto. Bestseller n°1 del New York Times, e tuttora ai vertici delle classifiche negli Stati Uniti a oltre un anno di distanza dall'uscita, lo struggente e romantico romanzo d'esordio di Nicola Yoon è in corso di pubblicazione in 38 Paesi, e presto arriverà nelle sale cinematografiche l'omonimo film. Noi siamo tutto è una storia dolce e commovente, un libro destinato a diventare un cult.




RECENSIONE:

Una storia indimenticabile. Non ho altre parole per descrivere questo libro, quindi vi cito direttamente la locandina del film: "una storia indimenticabile".

Fin dalle prima pagine Madeline ci invita a conoscere lei e il suo mondo "tutto bianco", e lo fa con una semplicità disarmante: non è in cerca di pietà e compassione, non prova a commuoverci raccontandoci i dettagli più strappalacrime della sua esistenza... No, lei è pacata e sincera, e ci si mostra in tutta la sua essenza, descrivendo con spontaneità i dettagli quasi più banali della sua vita, quelli che quasi tenderemmo a non notare. Ci parla dei suoi libri, dei suoi corsi online, dei suoi vestiti e ci fa empatizzare con lei ancora prima di farci sapere che è malata.

Ho letto molti più libri di voi. Per quanti possiate averne letti, io ne ho letti di più. Credetemi. Ne ho avuto tutto il tempo.

martedì 1 agosto 2017

TREDICI: libro vs serie tv


"The only way to learn the secret... is to press play."


Dopo diverse settimane di suppliche da parte di una mia amica, anch’io ho deciso di guardare una delle serie tv più discusse dell’ultimo periodo: Thirteen reasons why (Tredici).
Poi, come compito per le vacanze estive, il nostro prof di italiano ci ha affidato la lettura del libro di Jay Asher. 


TITOLO: Tredici
AUTORE: Jay Asher 
PAGINE: 229
EDITORE: Mondadori
ISBN-13: 978-8804677147


TRAMA: 

"Ciao a tutti. Spero per voi che siate pronti, perché sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, come mai è finita. E se state ascoltando queste cassette è perché voi siete una delle ragioni. Non ti dirò quale nastro vi chiamerà in causa. Ma non preoccupatevi, se avete ricevuto questo bel pacco regalo, prima o poi il vostro nome salterà fuori... Ve lo prometto." Quando Clay Jensen ascolta il primo dei nastri che qualcuno ha lasciato per lui davanti alla porta di casa non può credere alle sue orecchie. La voce che gli sta parlando appartiene ad Hannah, la ragazza di cui è innamorato dalla prima liceo, la stessa che si è suicidata soltanto un paio di settimane prima. Clay è sconvolto, da un lato non vorrebbe avere nulla a che fare con quei nastri. Hannah è morta, e i suoi segreti dovrebbero essere sepolti con lei. Ma dall'altro, il desiderio di scoprire quale ruolo ha avuto lui nella vicenda è troppo forte. Per tutta la notte, quindi, guidato dalla voce della ragazza, Clay ripercorre gli episodi che hanno segnato la sua vita e determinato, in un drammatico effetto valanga, la scelta di privarsene. Tredici motivi, tredici storie che coinvolgono Clay e alcuni dei suoi compagni di scuola e che, una volta ascoltati, sconvolgeranno per sempre le loro esistenze. Ora è anche una serie televisiva prodotta da Netflix.



COMMENTO:

Il libro di 13 non mi ha entusiasmata particolarmente.
Si tratta di un romanzo importante e serio per l’argomento trattato, il suicidio, eppure non è uno di quei libri che mi sono rimasti impressi nel cuore.
Non mi piace la struttura adottata dallo scrittore: tra le pagine vi è un continuo alternarsi tra le parole registrate di Hannah Baker, scritte in un carattere, e i pensieri di Clay Jensen, riportati con un carattere differente: è troppo confusionario, le parole di uno e i pensieri dell’altro rischiano di confondersi. Che sia volontario? Io non ho apprezzato molto questa scelta.
Inoltre, nel libro, Clay ascolta tutte e tredici le cassette una di seguito all’altra nell’arco della stessa nottata, quindi non ha il tempo di riflettere, di pensare e di rielaborare a lungo le parole di Hannah. Clay non può nemmeno conoscere o vedere gli effetti che le cassette hanno avuto su tutti coloro che sono coinvolti nel suicidio della ragazza, si limita a immaginare la situazione in modo molto vago e frettoloso. Il protagonista, secondo me, non ha abbastanza tempo per vivere davvero le cassette e rimanerne profondamento segnato e provato. L'opera mi avrebbe colpita di più se l'autore avesse dedicato più spazio ai suoi
pensieri e alle sue riflessioni per lasciarci capire davvero ciò che Clay ha provato nel sentire le parole d'addio della ragazza di cui era innamorato. Purtroppo non è così: non conosciamo le ripercussioni psicologiche ed emotive che presenta il protagonista. Va bene, Clay è scioccato, disperato, si sente in colpa per la morte di Hannah, però… Nei giorni successivi cosa fa? Come si comporta con se stesso? E, soprattutto, con gli altri coinvolti? Nei corridoi della scuola li guarda con odio o li ignora?
Secondo me, lo “sbaglio” dell’autore è stato proprio non mostrare al lettore il mondo di Clay e di tutti i ragazzi coinvolti nel suicidio, considerato che l’obiettivo delle cassette era proprio di “puntare il dito contro qualcuno”, di far sentire colpevoli i soggetti delle registrazioni, farli render conto di ciò che avevano fatto e, magari, di renderli delle persone migliori. Io interpreto così le registrazioni di Hannah… Altrimenti perchè realizzare delle cassette? E invece no, Clay ascolta le cassette, torna a scuola e non incontra nessuno tra tutti coloro che hanno causato la morte di Hannah Baker.
L’autore non dice niente nemmeno dei genitori della ragazza se non “hanno lasciato la città”. Cavolo, loro figlia si è suicidata… Io avrei voluto conoscere anche i lori pensieri, le loro emozioni. Invece, dato che il libro inquadra solo Clay, ciò non è possibile.
Sempre per la stessa ragione, anche il personaggio di Tony rimane troppo avvolto nel mistero e non si capisce bene il motivo per cui Hannah gli abbia affidato il compito di rendere pubblica la seconda scatola di cassette nel caso il giro della prima non fosse terminato.
In sostanza? Bel libro, ma, secondo me, manca qualcosa.


“But you can't get away from yourself. You can't decide not to see yourself anymore. You can't decide to turn off the noise in your head.”



In molti casi la trasposizione su schermo di una storia non rende tanto quanto il libro, in molti casi l’essenza delle pagine scritte viene dispersa. Invece, per quanto riguarda Tredici, io, personalmente, ho preferito la serie tv: è riuscita a prendermi molto di più, a coinvolgermi. Ciò che mi ha colpito di più nella serie è la possibilità di vedere gli effetti deleteri che le cassette hanno su Clay: sul piccolo schermo, il ragazzo impiega due settimane a sentire le registrazioni, e così si può osservare e  capire lo stato di disperazione, di shock e quasi di pazzia in cui il protagonista cade dopo aver ascoltato le parole della ragazza. Hannah voleva far sentire colpevoli gli altri, ferirli e nella serie tv si può vedere un Clay ferito, sofferente. Inoltre, la trasposizione su schermo affronta e approfondisce anche la reazione dei genitori di Hannah, il comportamento dei vari personaggi e il mutare delle loro relazioni. La storia nella serie tv è più “piena”, più ricca e completa. L’attenzione si sposta da Hannah e Clay a tutti gli altri personaggi.
La serie tv è molto più eclatante rispetto al libro, le cause che portano Hannah al suicidio, in alcuni casi, sono più gravi, di maggior spessore, e lo stesso vale per il modo in cui Hannah si suicida (nel libro pillole e nella serie tv si taglia le vene con delle lamette). Lo so, tutto ciò è sicuramente dovuto al fatto che la serie tv deve riuscire a tenere l’attenzione dello spettatore e lasciarlo talmente colpito da invogliarlo a continuare, deve intrigarlo… Ma d’altra parte, volendo trattare un argomento così complesso come il suicidio, trovo giusto voler cercare di segnare il più possibile lo spettatore, per poterlo render cosciente del massimo dramma a cui una situazione simile potrebbe portare.
In sostanza? La serie tv ha quel qualcosa in più che manca al libro.


“I wanted people to trust me, despite anything they'd heard. And more than that, I wanted them to know me. Not the stuff they thought they knew about me. No, the real me. I wanted them to get past the rumors. To see beyond the relationships I once had, or maybe still had but that they didn't agree with.” 

“I’m sorry.” Once again, those were the words. And now, anytime someone says I’m sorry, I’m going to think of her.”  



Marta

sabato 22 luglio 2017

RECENSIONE: Lord of Shadows, The Dark Artifices, di Cassandra Clare


Recensione in anteprima


Non sarei mai riuscita ad attendere il 19 settembre... Così ho comprato il libro in inglese ;)
E menomale che l'ho fatto! Ho potuto apprezzare, finalmente, lo stile impeccabile della Clare, senza dover passare da una traduzione mal fatta (come era stata quella di Lady Midnight).


TITOLO ORIGINALE: Lord of Shadows, The Dark Artifices #2
AUTRICE: Cassandra Clare
DATA DI PUBBLICAZIONE USA: 23 maggio 2017
PAGINE: 720
ISBN-13: 978-1442468405


PLOT:
Emma Carstairs has finally avenged her parents. She thought she’d be at peace. But she is anything but calm. Torn between her desire for her parabatai Julian and her desire to protect him from the brutal consequences of parabatai relationships, she has begun dating his brother, Mark. But Mark has spent the past five years trapped in Faerie; can he ever truly be a Shadowhunter again?

And the faerie courts are not silent. The Unseelie King is tired of the Cold Peace, and will no longer concede to the Shadowhunters’ demands. Caught between the demands of faerie and the laws of the Clave, Emma, Julian, and Mark must find a way to come together to defend everything they hold dear—before it’s too late.


 
TITOLO: Il Signore delle Ombre, The Dark Artifices #2 
AUTRICE: Cassandra Clare
DATA DI PUBBLICAZIONE ITA: 19 settembre 2017
PAGINE: 720
EDITORE: Mondadori
ISBN: 9788804678953



TRAMA (tradotta da me):
Emma Carstairs ha finalmente vendicato i suoi genitori. Pensava che sarebbe stata in pace con se stessa. Ma ora è tutto tranne che tranquilla. Combattuta tra il desiderio per il suo parabatai Julian e il desiderio di proteggerlo dalle orribili conseguenze di una relazione tra parabatai, ha iniziato a frequentare suo fratello Mark.

Ma Mark ha passato gli ultimi cinque anni prigioniero delle fate; potrà mai tornare a essere un vero Shadowhunter?

Anche la corte fatata è in tumulto. Il Re Unseelie è stanco della Pace Fredda e non è più disposto ad sottostare alle richieste degli Shadowhunters.
Combattuti tra le richieste delle fate e le leggi del Conclave, Emma, Julian e Mark devono trovare un modo per difendere tutto ciò che hanno a cuore, prima che sia troppo tardi.



RECENSIONE:

Lady Midnight non mi aveva completamente soddisfatta… Mentre, ora, Lord of Shadows ha eliminato ogni dubbio: Cassandra Clare non ha perso il suo tocco magico.
Il secondo volume dei Dark Artifices mi ha catapultata di nuovo nel mondo Shadowhunters e, in particolar modo, nel cuore della famiglia Blackthorn.


I Blackthorn non sono solo una famiglia di cacciatori… Loro sono, soprattutto e prima di tutto, una famiglia. Leali, uniti, profondi, i Blackthorn sono le diversi parti di uno stesso corpo. La Clare riesce a  mostrare il loro specialissimo e unico legame attraverso gesti grandi e piccoli: dalle enormi sofferenze che Julian è disposto a sopportare per salvare i suoi “fratellini” ai delicati cenni di comprensione tra Ty e Livvy, ogni pensiero e ogni azione è volto a garantire pace e felicità agli altri membri della famiglia.
Quando parlo di “famiglia Blackthorn” non intendo solo chi porta effettivamente questo cognome, ma includo anche tutti quei personaggi che sono stati accolti e vengono accolti a cuore aperto dai sei fratelli di LA, come Emma, Diana, Kit.

“There is truth in stories,” said Arthur. “There is truth in one of your paintings, boy or in a sunset or a couplet from Homer. Fiction is truth, even if it is not a fact. If you believe only in facts and forget stories, your brain will live, but your heart will die.”

"C'è verità nelle storie," disse Arthur. "C'è verità in uno dei tuoi disegni, ragazzo, o in un tramonto o nei versi di Omero. La finzione è verità, anche se non è un fatto. Se credi solo nei fatti e dimentichi le storie, la tua mente vivrà, ma il tuo cuore morirà."

In questo libro ogni membro ha più spazio per mostrarsi in tutte le sue sfumature (il libro è anche abbastanza gigantesco) e può farci vedere ciò che in Lady Midnight era rimasto nascosto. Infatti, qui, anche i personaggi che mi avevano delusa (o lasciata perplessa) acquistano spessore.

giovedì 8 giugno 2017

COMING BACK FROM THE DEAD...

Chi non muore si rivede... E chi muore risorge...  Quindi eccomi qui, di ritorno direttamente dal regno di Ade.
Dopo gli ultimi due mesi di estenuanti nottate di studio e verifiche apocalittiche, ho finalmente un (meritato) attimo di riposo. Dico "un attimo" perché questa pausa durerà giusto giusto fino a fine settimana, dopodiché "matura non mi fai paura" ;) Anche se di paura un po' (tanta) me ne fai...

Ho appena iniziato a leggere "On the road" di Kerouac, che, dalla prima cinquantina di pagine, lascia proprio ben sperare. Inizierò, invece, a breve, un romanzo western di due giovani autori emergenti,
"Hermanos" di Bogano e Pozzoli: nonostante io non sia proprio una veterana del genere, la trama e la presentazione del romanzo mi hanno intrigata parecchio :))






Vorrei, ora, lasciare un messaggio per  dire addio salutare quest' ultimo anno di liceo (sono una ragazza follemente sentimentale: non posso proprio evitarlo...).

Le classi si formano per caso... E così, per caso, ci siamo incontrati tutti noi. Ci siamo ritrovati li, 26 (al tempo) spaesati piccoli acerbi liceali, ragazzini ignari delle fatiche e delle gioie, delle sofferenze e delle eroiche imprese che avremmo compiuto insieme. Poco a poco abbiamo iniziato a scambiarci sorrisi e smorfie, a lanciarci frecciatine, a litigare come sciacalli, a odiarci e ad amarci.
Vi ricordate il nostro primo anno? Quanta confusione, quanto casino, quante urla in classe, quanti rimproveri, quante storie e pettegolezzi, quanti schiamazzi... Schiamazzi che durante quest'ultimo anno si sono spesso trasformati in "sshhh" infastiditi, per zittire quel qualcuno che qualche volta si lasciava sfuggire un commento a voce troppo alta. Quante drammatiche verifiche abbiamo affrontato insieme? Quanti prof insopportabili abbiamo sopportato? Quante battutacce e quanti scherzi idioti...? Ve lo ricordate Simone che si nasconde fuori dalla finestra? E Martina che si chiude nell'armadio? I meravigliosi ragazzi più grandi che ci facevano sbavare da dietro i muri? I computerini verde marcio? In questi cinque anni abbiamo cambiato colore di capelli infinite volte, abbiamo cambiato fidanzati/fidanzate, scoperto segreti e lati di noi che mai nessun altro conoscerà. Chi mai si dimenticherà le flemmatica prof di spagnolo? E il comico, buffo, un po' sclerato prof di italiano? Chi mai dimenticherà le agghiaccianti verifiche a sorpresa del prof di inglese? E le assurde corse per finire i programmi? Le foto di classe vestiti da Paesi e da bimbi?
Ma ve lo immaginate, ripensare a tutto questo tra cinquant'anni? O anche, magari, tra quaranta, o trenta, o venti, o dieci, o anche solo tra un paio? Non ci mancheremo? Non vi mancherà la nostra classe di "linguisti" fintamente acculturati? Non vi mancherà scannarci per fissare le interrogazioni programmate? Non vi mancheranno le nostre battute sceme a sfondo storico/filosofico/ letterario che solo noi potevamo capire? Insomma, non vi mancherà sentirvi parte di qualcosa di un po' insensato, casuale, ma profondo? Non la sentite una certa profondità in tutto questo? Nel nostro essere "noi"? Io la sento, e, quasi di sicuro, tutto questo mi mancherà e mi farà versare qualche lacrima.
Anzi, mi sta già facendo versare tante qualche lacrima.



Alex

venerdì 27 gennaio 2017

SIMPOSIO di Platone

  What is love? 


Avete mai sentito la celeberrima canzone di Haddaway che come titolo ha proprio questo (forse insolvibile) quesito?
Ecco, ripetetevi questa domanda un po' di volte, a mo' di cantilena... Ripetetela finché trovare una giusta risposta non diventerà la vostra priorità, ripetete e ripetetela...
E poi prendete in mano il Simposio.




AUTORE: Platone
TITOLO: Simposio

TRAMA:
Apollodoro incontra un amico e gli racconta i discorsi scambiati tempo prima tra diversi personaggi (sotto elencati), discorsi di cui è venuto a conoscenza tramite Aristodemo.
Apollodoro racconta che mentre Socrate si reca a una cena, si imbatte in Aristodemo e lo invita ad accompagnarlo. Quando Aristodemo entra in casa di Agatone, Socrate non è più con lui perché si è fermato assorto in meditazione. Aristodemo impedisce che Socrate venga disturbato. Il maestro entra quando gli altri invitati sono già a metà cena. Finita la cena decidono fare una gara di elogio a EROS, L'AMORE.



Cos'è l'amore? O chi è l'Amore? Chi ama per davvero? Quali limiti pone l'amore? E quali limiti possiamo o dobbiamo imporre noi all'amore?
La piccola riunione a casa di Agatone mi ricorda molto le conversazioni che facevo con le mie amiche quando ero alle medie: ore e ore passate a riflettere su un argomento vastissimo e con domande esistenziali degne del miglior filosofo, cercando di vincere la nostra piccola sfida, cercando di trovare la soluzione migliore. Passavamo le serate stravaccate sul letto, al buio, bevendo tè e parlando... Le nostre assemblee duravano finché non arrivava la magica risposta definitiva, la voce della verità: chiamavamo mia mamma e chiedevamo a lei. I suoi discorsi erano quasi sempre soddisfacenti e affascinanti... anche se qualche volta lasciavano qualche dubbietto...
Vi pare sciocco il mio paragone?
Eppure io me li immagino molto simili Socrate e i suoi compagni: stravaccati dopo cena e alla ricerca della migliore descrizione del sentimento più misterioso, stravagante e potente della natura umana. 


Vi riporto (in breve) i pensieri che più mi hanno colpita degli ospiti di Agatone, e di ognuno la miglior frase ;)


FEDRO:

"Un uomo che ama, se fosse scoperto a commettere qualche bassezza o a subirla da un altro, sottomettendosi per viltà, non soffrirebbe così acerbamente se fosse visto dal padre o dagli amici o da chiunque altro, quanto se lo fosse da colui ch'egli ama. Nello stesso modo vediamo che chi è amato prova il massimo della vergogna di fronte al suo amante se mai sia colto in qualche bassezza."


PAUSANIA:

"Vergogna è dunque compiacere un uomo da nulla, bello è invece compiacere nobilmente una persona eccellente. E' da nulla quell'amante volgare che concupisce più il corpo che l'anima perché tale uomo non è amante duraturo in quanto cerca una cosa che non dura, e così insieme allo sfiorire del corpo che amava , egli "si dilegua e vola via", facendo torto a molte sue parole e promesse. Ma colui che ama l'anima, che è la parte nobile, rimane amatore per la vita, in quanto fuso con una cosa che dura."

Ci tengo a sottolineare che la maggior parte delle idee di Pausania mi ha fatta incazzare in modo indescrivibile: come si permette di credere che l'amore di una donna non sia vero amore? Una donna è amore passionale, è amore paziente, è amore dolce, è amore intelligente, è amore poetico, è amore nudo e sincero. Una donna è maestra di amore.  
Insomma, io avrei tirato volentieri una brocca di vino in testa a Pausania... ma forse qui qualcuno la tirerebbe volentieri in testa a me, per questa mia dichiarazione di femminismo esagerato ;)

venerdì 20 gennaio 2017

RECENSIONE: "Ciao, tu" di Masini e Piumini

 Scrivimi una lettera

La dolcezza più meravigliosa si nasconde nella semplicità delle parole sincere.


Titolo: Ciao, tu
Autore: Beatrice Masini, Roberto Piumini
Numero pagine: 77 pagine
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
ISBN: 978-8817071772



TRAMA:

Che cosa fai se un giorno, in classe, trovi un bigliettino nello zaino da parte di qualcuno che vuole farsi scoprire? Cominci a guardarti intorno per capire chi è che ti osserva e ti studia durante le ore di lezione. E fantastichi: sarà lei, sarà lui? È quello che accade a Viola e Michele. Comincia lei, e Michele sta al gioco, prima un po' freddino, poi più coinvolto. Parte una caccia all'indizio, i bigliettini si affollano, sempre più lunghi, sempre più frequenti, e cresce, impaziente, la voglia di incontrarsi.



RECENSIONE:

Indovinami. Scoprimi. Sappimi.
Già le prime tre parole di questa brevissima storia mostrano che questo libro è tutt'altro che   "un libriccino per ragazzini" (come potrebbe essere giudicato dalla copertina): è, al contrario, un piccolo gioiello.

Viola si trova in prima liceo classico (o quarta ginnasio?) e il mondo che la circonda è tutto nuovo per lei: nuovi professori, nuove materie, nuovi compagni...E, tra tutti, Viola nota proprio lui, Michele.
Lui è carino e un po' le piaciucchia, ma lei è timida e non sa cosa dirgli... Quindi organizza un gioco, un gioco che io stessa ho fatto molto da piccola con il mio vicino di casa: gli lascia un messaggio "segreto" nello zaino (noi li lasciavamo sotto un sasso in giardino).
Un messaggio segreto? Circa: gli scrive una lettera anonima. E qui parte il gioco: i due iniziano a scambiarsi lettere, senza che Michele sappia chi sia la ragazza alla quale comincia a raccontare di sé (lascia le lettere per lei dietro alla lavagna).

domenica 25 dicembre 2016

BUON NATALE A TUTTI!

"Una candela di Natale è una bella cosa;
Non fa rumore,
Ma dolcemente offre se stessa."
- Eva Logue

 

“E’ bene tornare bambini qualche volta e non vi è miglior tempo che il Natale, allorché il suo onnipotente fondatore era egli stesso un bambino”.

- Charles Dickens

 

 

 




Buongiorno e buon Natale a tutti!

Tra poco dovrò andare a "farmi bella" per la tradizionale giornata con i parenti... Ma approfitto di questo momento di calma per fare gli auguri a tutti! 
La mia giornata in libreria dell'altro ieri è stata abbastanza proficua: sono tornata a casa con tre nuovi amici: L'arte di ottenere ragione di Schopenhauer, Simposio di Platone e Madame Bovary di Flaubert... Come sempre non ho esattamente rispettato la mia lista dei desideri e sono andata "un po' a naso", anche perché, purtroppo, sono rimasta un pochino delusa dalla Feltrinelli: non ho trovato nessun libro "particolare" (per esempio quelli sul mito della caccia selvaggia, che mi servono per la tesina), ma neppure una grande varietà di YA :((

Vi lascio la foto del mio bottino natalizio (con inclusi i libri regalati da amici e parenti...).
L'unico volume che non mi attrae molto è L'alchimista... Qualcuno l'ha letto? Merita o posso tranquillamente metterlo in coda a tutto il resto? 

Magnus Chase, Il viaggio in occidente, L'alchimista, Stai zitto, smettila di lamentarti e datti una mossa, Madame Bovary, Simposio, L'arte di ottenere ragione.


Ora vado a fare la bimba felice, tra libri, carta regalo, pandoro e vestitini nuovi :D

Baci a tutti,


Alex

 

venerdì 23 dicembre 2016

CARO, DOLCE, TENERISSIMO E GENEROSISSIMO BABBO NATALE...

Buona Antivigilia di Natale a tutti!


E bentornata a me!!

Vi preavviso che  in questo post potrei risultare un po' stranuccia (potrei, per esempio, parlare tra me e me o fare pessime battutine che solo io capirò...), ma sono così felice di essere di nuovo qui, tra voi, da non riuscire a controllare l'emozione xD
Inoltre, per la prima volta dopo mesi di sveglia puntata a orari improponibili- anche la domenica :(( - oggi mi sono appena svegliata (alle nove) e quindi mi ritrovo (sensazione meravigliosa) in quello stato di semi coscienza che ancora oscilla tra sogno e veglia.

Oggi sono particolarmente felice:
1. La nonna ha fatto i datteri ripieni di mascarpone al cioccolato e ricoperti di cacao... Saranno il diavolo tentatore (e cederò alla tentazione) per le prossime due settimane... Ne mangerò, più o meno, una dozzina a settimana (o al giorno? Eheheh).
2. Oggi mi aspettano Mondadori e Feltrinelli a Milano <3
Shopping sfrenato di libriiiiiii. Shiiiiii!!! Che belle le vacanze, che bello il Natale. (E qua sospiro estasiata).
3. MERCATINI. DI. NATALE. Meravigliose cianfrusaglie, (per le quali poi mia madre sbufferà a non finire) sto arrivandoooo!

Vi lascio qui di seguito la lista dei libri che vorrei acquistare oggi... Fatemi sapere cosa ne pensate... E datemi qualche consiglio: di certo non potrò comprarli tutti, e vorrei fare la scelta migliore ;)

 

First. La mia prima volta di Laurie Elizabeth Flynn

 

Madame Bovary di Gustave Flaubert

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Le Rouge et le Noir di Stendhal  

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  L'amant di Marguerite Duras

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Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello

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Diana, Arlecchino e gli spiriti volanti. Dallo sciamanesimo alla «caccia selvaggia» di Emanuela Chiavarelli

 

 

L'occhio del mondo. La Ruota del Tempo: 1 di Robert Jordan

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p.s. So già per certo che appena metterò piede in libreria mi perderò tra gli scaffali e la mia lista di desideri non farà che accrescersi... Quindi, Caro, Dolce, Tenerissimo e Generosissimo Babbo Natale, fammi una bella sorpresa il 25 :))
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Alex

sabato 19 novembre 2016

Lettera di un suicida

Oggi vi propongo un testo che ho scritto in seguito a una conversazione avuta con un mio amico.
Il tema? Le parole uccidono.
Quindi, vi prego, prestate sempre molta attenzione a ogni singola lettera che pronunciate.
Non me la sento di scrivere altro.
Buona lettura e grazie.

Alex



Caro lettore,

non so chi tu sia… Potresti essere la mamma, o mio padre, o la Miki o una persona a caso che ha trovato questo foglio prima di chiunque altro. Vorrei che tu fossi la Miki, perché lei mi sentirebbe meglio degli altri. Capirebbe? Non lo so, spero di sì… Però sono sicuro che lei mi sentirebbe per davvero.
Ma non sapendo chi tu sia, ti chiamo“lettore”. Scusa se sembra un appellativo un po' freddo, non voglio essere freddo, davvero, credimi.

Allora, lettore, volevo solo dirti che sono stanco. Sono tanto tanto stanco. Stanco di fallire di continuo. Sai, io mi impegno sempre, ci metto l’anima nelle cose che faccio… Eppure vengono tutte così male. Perchè? Nella vita vorrei eccellere, vorrei che al mio impegno corrispondesse un pari risultato. Vorrei che voi tutti poteste essere fieri di me, fieri e orgogliosi di chi sono diventato. Vorrei essere un vincente allo sguardo di tutti, vorrei che mio padre mi dicesse “Bravo, figliolo.” E invece no, sono un fallito. Non un fallito nel vero senso della parola… Sto sempre nel mezzo, nel mezzo della massa, sono abbastanza per essere promosso, ma non abbastanza per essere definito “ un bravo studente”. Capisci? Sono sempre sul sei, quando va bene sei e mezzo, quando va male cinque e mezzo. Sempre. In tutto quello che faccio. Sono mediocre. E io odio essere mediocre. Odio stare lì, odio non poter volare in alto. Il mio corpo è un limite stupido. La mia mente è un limite stupido. Mi sento maledetto dal diavolo. Come se qualcuno si stesse prendendo gioco di me. Ho paura di me per il futuro. Tutti mi ripetono “Datti da fare, insegui il tuo sogno”. Io non ho un sogno, non so che sogno posso permettermi, non ho trovato nulla in cui io sia bravo, davvero molto bravo, non so che strada prendere, non so dove andare, verso che meta. Vago a tentoni nel vuoto. Continuo a sbattere contro i muri. Ho bisogno di svegliarmi la mattina e sapere cosa devo fare, come devo farlo e, soprattutto, perché. Perché io sto vivendo? Per fare bene a chi? Per la felicità di chi? La mia, no di certo. Tutti continuano a dirmi che non ho tempo, che devo darmi una mossa, che dai dai dai dai dai, devo fare in fretta. “Non puoi più sbagliare”, mi dicono. E io sbaglio. E loro ridono.

Sono stanco di te, Padre, che ogni giorno mi urli contro per cose stupide, per insignificanti errori, sono stanco di sentirmi uno schifo per tutto quello che mi dici, per colpa tua. Da quasi 19 anni mi tratti così. Sono stanco di te. Io sono meglio di te, sono più buono, più giusto, più impegnato nella vita… ma tu non mi vedi così. Sai, questo è quasi tutta colpa tua… Tu gridi, urli, e non mi parli mai. Le tue sono sempre parole sbagliate, sono parole cattive, sono parole crudeli e io le odio, le odio tutte da morire.

Quel video l’hanno visto tutti... Io stavo solo scherzando… E ora l’hanno visto tutti. Tutti mi chiamano “checca” e mi sfottono, e fanno versetti quando passo loro accanto… Lo fanno da mesi, ormai… Ma questo non sarebbe stato nulla, nulla senza di lui, senza di te, Padre, senza di te che stamattina hai detto: “Vorrei che tu non fossi mai nato, sei la mia più grande delusione”. Mai nato, capisci? Io sono vivo grazie a te… E tu non mi vorresti vivo.
E la mamma zitta, ancora zitta.

Mamma, scusami, non sarebbe dovuta finire così… La tua unica colpa è non aver parlato, essere stata lì, zitta e ferma, lasciandogli fare e dire tutto ciò che voleva. Zitta, mamma… Sei stata zitta…. Mi sarebbe bastato un “Ti voglio bene” o un “Sono fiera di te” e tutto sarebbe stato diverso. Mi sarebbe bastata la tua voce… E invece silenzio.

Miki, piccola, dolce, bellissima e coraggiosa Miki. Grazie per avermi sopportato e supportato finora. Per aver creduto in me oltre ogni limite logico e umanamente comprensibile. Grazie per avermi dato tutto il tuo amore. Grazie per tutte le lettere che mi hai scritto, per tutte le frasi che mi hai dedicato, per quei dolci sussurri tra le lenzuola, per la magia che riesci a ricreare con foglio e penna. Io odio le parole, le parole mi uccidono, ma le tue le ho amate davvero. Solo, mi dispiace che non siano abbastanza per far tacere il male, per far tacere anche quel me che mi grida dentro. Io ti amo e sei per me l’unica gioia di questa vita. Ti amo da morire… Ti prego, perdonami, per non amarti da vivere per te.

Non posso continuare a vivere per gli altri e per me non so vivere. Non ci riesco. Non riesco a far prevalere la mia voce, non riesco a farmi sentire. Ho sempre pensato di essere un guerriero, di combattere ogni battaglia, di lottare fino a vincere. Mi sono sempre rialzato. Capita, però, che le ferite siano troppe. E che si muoia dissanguati. Ecco, io non ho più sangue. Sono prosciugato. Assurdo, sai? Tutto ciò che mi ferisce non esiste. Tutto ciò che mi accoltella, mi strozza, mi strangola… Non esiste. Sono suoni buttati lì, sono lettere, son parole… E io non sopporto il peso di questo niente.

Dio, per quanto io abbia sempre negato di credere in te, ora non saprei a chi altro rivolgermi. La notte mi fa paura e questa in particolare: se mi affaccio alla finestra, non riesco a scorgere nemmeno una stella. Per favore, dammi pace… Rendimi nulla, nulla è meglio di un fallimento.
Ti prego.
Sento la voce di mio padre: “Hai fallito ancora”.

Spero che voi tutti possiate avere una vita meravigliosa, è ora che io vada.

Buonanotte,

Giovanni


N.B.: i nomi utilizzati sono frutto di fantasia





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