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sabato 19 maggio 2018

RECENSIONE: Il giovane Holden di J.D. Salinger


Un'ironia amara che colpisce nel profondo 




TITOLO: Il giovane Holden (The catcher in the rye)
AUTORE: J.D. Salinger
PAGINE: 250

TRAMA:
Sono passati più di sessant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caulfield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tuttora.




RECENSIONE

Caro lettore, immagina di essere a una festa piena di gente, tutti si divertono, chiacchierano, fanno amicizia, ridono e stanno benissimo... tu no. Tu sei solo, in un angolo, osservi gli altri sorridere, ma niente di ciò che rende loro allegri può rendere te contento. Non capisci perché ridano, non vuoi capirlo, non ti piacciono quelle persone. Un po' le deridi, eppure ti senti solo. Un po' vorresti parlare con loro, avvicinarti, avere compagnia. Ci provi. Però nessuno vuole starti a sentire. Nessuno ha tempo per te, a nessuno interessano le tue parole. E tu non lo sopporti, non sopporti loro né niente di tutto quello che ti circonda.

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio di infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto – chi lo nega – ma anche maledettamente suscettibili. D'altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella.

Holden è un ragazzo di diciassette anni, è stato cacciato dall'ennesima scuola e non vuole che i suoi genitori lo sappiano prima del dovuto. Non vuole più rimanere alla Pencey, i suoi compagni lo infastidiscono, lo annoiano, sono falsi e ipocriti. E allora decide di tornare a New York qualche giorno prima dell'inizio delle vacanze di Natale. I suoi genitori non riceveranno la lettera della sua bocciatura prima di mercoledì, ora è solo sabato sera. Dove andare? Cosa fare?

Holden raccoglie i suoi soldi e le sue cose e trascorre un paio di giorni in città, dove, tra hotel, night club, giri in taxi e soste sulle panchine, la sua mente inizia a correre e i suoi pensieri non si fermano più. In poco più di duecento pagine Salinger ci fa volare tra le riflessioni di un ragazzo che non ha ben chiaro (o meglio, per niente chiaro) chi vuole essere e cosa vuole fare della sua vita, un ragazzo che ha perso tanto e ha perso un po' anche se stesso.


Aveva solo tredici anni e loro volevano farmi psicanalizzare e compagnia bella perché avevo spaccato tutte le finestre del garage. Non posso biasimarli. No, francamente. Ho dormito nel garage, la notte che lui è morto, e ho spaccato col pugno tutte quelle dannate finestre, così, tanto per farlo. Ho tentato anche di spaccare tutti i finestrini della giardinetta che avevamo quell'estate, ma a quel punto mi ero già rotto la mano eccetera eccetera, e non ho potuto. È stata una cosa proprio stupida, chi lo nega, ma io quasi non sapevo nemmeno quello che stavo facendo, e poi voi non conoscevate Allie. La mano ogni tanto mi fa ancora male, quando piove e compagnia bella, e io non posso più stringere il pugno – ben stretto, voglio dire – ma tolto questo non me ne importa molto. Voglio dire che in qualunque caso non diventerò mai un dannato chirurgo e nemmeno un violinista né niente.

Il protagonista mi ha catturata, davvero, mi sono ritrovata in lui in parecchie situazioni e spesso ho capito cosa intendesse dire tra le righe, dove volessero andare a parare le sue ripetizioni, i suoi giri di parole, le sue imprecazioni. 
L'autore racconta le vicende in prima persona, ci fa sentire nella testa di Holden, ci fa sentire Holden. Noi siamo lui, lui è noi. I suoi pensieri sono rapidi, poco connessi, confusi, spontanei, volgari, sinceri. A volte infantili e a volte incredibilmente maturi. Insulta tutti e ironizza su qualunque cosa, ripete frasi all'infinito e si fa prendere dalla malinconia. È un casino, e l'ho adorato per questo.

Gli altri personaggi sono un contorno, li conosciamo solo per come li conosce il protagonista, sono un po' sfocati: danno risalto al giovane Caulfield, unico vero e indiscusso soggetto di questo libro.
C'è solo un'altra figura degna di attenzione, cioè "la vecchia Phoebe", la sua sorellina, che si dimostra saggia, amorevole e comprensiva, una vera amica e un vero sostegno per l'animo frammentato del fratello.


Ci ho impiegato più di una settimana a leggere questa breve storia... le situazioni sono parecchio malinconiche, continuavo a intristirmi, a immedesimarmi, a stare un po' male con Holden.
Holden è il ragazzo solo alla festa e noi lettori siamo tutti un po' come lui. 

Consiglio questo libro a chiunque: davvero, leggetelo. Mi ha emozionata da morire. 



VOTO:




Fatemi sapere cosa ne pensate, 

Alex


3 commenti: