Pagine

giovedì 7 dicembre 2017

RECENSIONE: Tartarughe all'infinito di John Green


Emozionante. Ma il finale mi ha distrutta.




TITOLO: Tartarughe all'infinito (Turtles All the Way Down)

AUTORE: John Green
EDITORE: Rizzoli
PAGINE: 352
LINK ACQUISTO: QUI
 
TRAMA:
Indagare sulla misteriosa scomparsa del miliardario Russell Pickett non rientrava certo tra i piani della sedicenne Aza, ma in gioco c’è una ricompensa di centomila dollari e Daisy, Miglior e Più Intrepida Amica da sempre, è decisa a non farsela scappare. Punto di partenza delle indagini diventa il figlio di Pickett, Davis, che Aza un tempo conosceva ma che, pur abitando a una manciata di chilometri, è incastrato in una vita lontana anni luce dalla sua. E incastrata in fondo si sente anche Aza, che cerca con tutte le forze di essere una buona figlia, una buona amica, una buona studentessa e di venire a patti con le spire ogni giorno più strette dei suoi pensieri.




RECENSIONE: 

Questo libro mi ha provocato reazioni contrastanti, molto contrastanti: l'ho amato, mi ha rapita, coinvolta, mi ha commossa e mi ha fatta piangere disperatamente fino ad odiarlo.

Io ho sempre amato gli incipit di John Green (come dimenticare quello di Will ti presento Will ahah) e anche questa volta non mi ha delusa: il romanzo inizia nel pieno di una giornata di Aza, inizia nel mezzo del casino della sua mente e te la fa scoprire così, con semplicità e immediatezza.

Nel periodo in cui ho capito per la prima volta che forse ero una creatura di finzione, passavo i giorni dal lunedì al venerdì in un’istituzione finanziata da denaro pubblico  nella zona nord di Indianapolis chiamata White River High School, dove mi veniva richiesto di consumare il pranzo a una certa ora – tra le 12.37 e le 13.14 -da forze tanto più grandi di me che non riuscivo nemmeno a cominciare a identificarle. Se queste forze mi avessero imposto un momento diverso per il pranzo, o se in quel giorno di settembre i compagni di tavolo che mi aiutavano a scegliere il mio destino avessero scelto un argomento di conversazione diverso, avrei incontrato una fine diversa, o quanto meno una diversa metà. Ma stavo iniziando a imparare che la vita è una storia che si racconta di te, non una storia che racconti tu.
Ovvio, tu fai finta di essere l’autore. Devi. Pensi: Adesso decido di andare a pranzo, quando quel bip monotono risuona dall’alto alle 12.37. Ma in verità è la campanella a decidere. Tu credi di essere il pittore, e invece sei la tela.
 
Aza Holmes è una protagonista assolutamente intrigante: la sua vita è assurda nella normalità e i suoi pensieri mi hanno catturata all'istante. Soffre di disturbo ossessivo complusivo e la sua mente segue una strada tutta sua: quando entra nella spirale, non riesce più a uscirne, si stringe sempre di più, sempre di più, lei cade giù e non riesce a risalire, non si sente più se stessa e combatte contro i suoi pensieri, che, come dice lei, non sono lei. Perché lei non controlla nulla, lei è schiava della sua vita. Lei non scrive la sua storia, la sua storia scrive lei.
Il fatto sorprendente di questo romanzo, e sorprendentemente vero, è che Aza è così e basta. Vorrebbe cambiare, sparire, scappare dalla sua testa e dalla sua ossessione per i batteri, lei sa che baciare qualcuno non la ucciderà... ma semplicemente non riesce a fuggire. Resta in trappola.
Mi ha fatto male leggere le sue parole. Mi ha fatto male vederla con Davis e con Daisy e perfino con sua mamma. Mi ha fatto male leggere le sue due voci litigare per obbligarla a comportarsi in un certo modo.

Ho amato Davis. Questo ragazzo è meraviglioso: il suo blog, le sue frasi, le sue paure... è sempre intenso e sincero, spaventato e e coraggioso allo stesso tempo. Mi sono persa nel suo cielo di stelle, ve lo giuro (Davis ama l'astronomia).

"Questa cosa di tenebre / Riconosco come mia."
William Shakespeare
Ha detto più di una volta che la pioggia di meteore sta succedendo, al di là del cielo coperto, anche se noi non la vediamo. Chi se ne importa se sa o non sa baciare? Sa vedere attraverso le nuvole.

Come non citare, poi, la stravagante Daisy? La migliore amica di Aza che scrive fanfiction su Chewbecca e Rey, che lavora da Chuch E. Cheese e che da Applebee ordina sempre la stessa portata: questa ragazza è una forza, è la goia e la positività, la leggerezza e il sorriso di questo libro.

Lo stile dell'autore è accattivante e diretto. Le riflessioni e i pensieri stravaganti, che John Green non dimentica mai di regalarci, mi hanno ricordato quanto mi fossero mancati i suoi libri.

Per capire cosa non mi è piaciuto, vi devo fare qualche spoiler sul finale, non posso evitarlo. Se siete interessati cliccate sul pulsante qui sotto... altrimenti saltate in fondo ;) 


Conclusione? Se vi piace il genere, è un libro da divorare... ma, se il vostro cuoricino è fragile come il mio, preparatevi a soffrire :(




VOTO:





Conoscete John Green? Quali suoi libri avete letto? Vi sono piaciuti?
Vorreste leggere Tartarughe all'infinito?


 Alex





FOCUS SUL TITOLO:

“Turtles All the Way Down”, tradotto in italiano è “ogni tartaruga poggia su un’altra tartaruga” e si tratta di un’espressione comunemente utilizzata per riferirsi al problema della regressione infinita in cosmologia, a cui si fa riferimento anche in un libro di Stephen Hawking:

«Un famoso scienziato tenne una volta una conferenza pubblica su un argomento di astronomia. Egli parlò di come la Terra orbiti attorno al Sole e di come il Sole, a sua volta, compia un’ampia rivoluzione attorno al centro di un immenso aggregato di stelle noto come la nostra galassia.
Al termine della conferenza, una piccola vecchia signora in fondo alla sala si alzò in piedi e disse: “Quel che lei ha raccontato sono tutte frottole.
Il mondo, in realtà, è un disco piatto che poggia sul dorso di una gigantesca tartaruga.” Lo scienziato si lasciò sfuggire un sorriso di superiorità prima di rispondere: “E su cosa poggia la tartaruga?” “Lei è molto intelligente, giovanotto” disse la vecchia signora. “Ma ogni tartaruga poggia su un’altra tartaruga!” »

Nessun commento:

Posta un commento