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lunedì 11 settembre 2017

RECENSIONE: Wolf, Il giorno della vendetta, di Ryan Graudin


Shock, disperazione e tristezza.


Questa è la mia prima reazione dopo aver terminato la lettura di Wolf, Il giorno della vendetta.





TITOLO: Wolf 2: Il giorno della vendetta
AUTRICE: Ryan Graudin
EDITORE: De Agostini
PAGINE: 575

TRAMA:
È il 1956 e il mondo è in fermento: dopo decenni di dominio assoluto, Hitler è stato assassinato e la Resistenza è pronta a prendere le armi. A innescare la scintilla è stata Yael, la ragazza dagli straordinari poteri mutaforma, miracolosamente sopravvissuta al campo di concentramento. È solo grazie al suo coraggio se il Nuovo Ordine ha le ore contate. O almeno così tutti credono. Ma la verità è molto più complicata di come appare, e le conseguenze di quanto è accaduto sono devastanti. Ora Yael è in fuga in territorio nemico. Non è sola, però. Insieme a lei ci sono Luka e Felix, i due ragazzi che ha dovuto tradire per portare a termine la sua missione e che adesso vuole proteggere a ogni costo. Ed è nel bel mezzo del caos che il passato e il futuro di Yael si scontrano, obbligandola a fare i conti con i propri sentimenti. Odio e amore, vendetta e perdono. Scegliere non è facile, soprattutto quando sul piatto della bilancia ci sono da un lato il destino del mondo intero e dall'altro la vita di chi ama. Quale sarà la scelta di Yael? Vita o morte? La conclusione della saga di Ryan Graudin, iniziata con "La ragazza che sfidò il destino".







RECENSIONE:

Il primo libro della serie Wolf, La ragazza che sfidò il destino, mi aveva piacevolmente colpita e così avevo alte aspettative per il secondo e conclusivo capitolo. Aspettative che sono state quasi completamente soddisfatte. Dico quasi perché il libro mi è piaciuto, ma ho, comunque, preferito il precedente per il ritmo più veloce e incalzante.

In Wolf, il giorno della vendetta Yael, la ragazza ebrea con la capacità di assumere le sembianze di altri individui, dopo aver portato a termine solo in parte la missione affidatale dalla Resistenza (uccidere Hitler), deve riuscire a lasciare Tokyo per raggiungere Germania (attuale Berlino), capitale del Terzo Reich. Durante questo pericoloso e travagliato viaggio, Yael è accompagnata da Luka Lowe e Felix Wolfe. 

Ho apprezzato molto la scelta dell’autrice di presentare al lettore non solo i pensieri e le emozioni di Yael, come aveva fatto nel precedente libro, ma anche quelli di Luka e Felix.  Tuttavia, se da una parte questa struttura mi ha permesso di capire meglio i due personaggi maschili, a volte, rallentava un po’ troppo la narrazione: infatti, le stesse scene, in alcuni casi, erano descritte dal punto di vista di due o tre personaggi, risultando leggermente ripetitive.



Yael è sempre stata un’ottima protagonista, secondo me, grazie alla sua personalità completa e mai scontata o troppo artificiosa. In questo libro diventa una vera eroina: mi hanno conquistata molto il suo coraggio, la sua forza e  la sua tenacia. Alla fine del romanzo ho provato quasi pietà nei suoi confronti, perché nonostante le difficoltà e il dolore che  aveva già dovuto sopportare in passato, è costretta ad affrontare ancora pericoli, tristezza e perdite. 
  
E ora?
Ora era un'assassina, le mani macchiate dal sangue dell'uomo sbagliato.

 
Il personaggio di Luka mi ha affascinata fin dalle prime pagine del precedente romanzo e in questo libro l’ho amato più che mai. Ero curiosa di sapere come l’autrice avrebbe sviluppato la sua storia e soprattutto la sua relazione con Yael.  Mi ha suscitato simpatia e tristezza fino alla fine del racconto con il suo carisma, la sua sfacciataggine e, al tempo stesso, il ricordo della sua dura infanzia. 

Lui. Lei. Labbra che si incontravano senza bugie. Era la cosa più pura, più forte, più mozzafiato del mondo. Anche lui l'amava. Scheisse, la amava.

Nel libro precedente Felix è sempre stato un personaggio dolce e tenace. In questo libro, avrei volentieri usato la p38 di Yael per piantargli un proiettile in testa.  L’autrice l’ha sempre presentato come un ragazzo disposto a tutto pur di salvare la sua famiglia, perciò, riesco a comprendere  le scelte che gli ha fatto compiere in questo secondo volume… Ma non a condividerle:  non ho, comunque, potuto evitare di odiarlo. Non dopo aver scoperto le conseguenze delle sue azioni. 

A Felix tremò il respiro in gola.
Ci sarebbe stato sangue.
Ci doveva essere sangue.
Ma non sarebbe stato il sangue dei Wolfe.

  Tra pericoli, paura ,adrenalina, vittime, ritorni inimmaginabili, baci e lacrime, Ryan Graudin è riuscita a catturare la mia attenzione in pieno: degnissima conclusione a questa particolare serie.

VOTO:


Marta

2 commenti:

  1. Io ho adorato questa duologia. Aspetto Invictus e spero che arrivi presto in Italia perchè amo quest'autrice. Se così non fosse lo leggerò in inglese.

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    1. Noi lo abbiamo inserito nella lista dei libri che speriamo vengano tradotti... Ma, nel caso non lo traducessero (o dovessero farci aspettare troppo), molto probabilmente lo leggeremo in inglese anche noi :)

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