giovedì 3 agosto 2017

RECENSIONE: Seven Dreams di Giovanni Magliulo

Una buona idea... Ma non ben sviluppata.


Seven Dreams è un libro difficile da recensire: ho finito di leggerlo diversi giorni fa… E ancora non sono convinta della sensazione che mi ha lasciato. 


TITOLO: Seven Dreams
AUTORE: Giovanni Magliulo
EDITORE: Panesi Edizioni
DISPONIBILE IN: Kindle (2,99 euro su Amazon)



TRAMA:
Un gladiatore, un operaio del Nevada, il capo di una tribù africana, un orco cannibale, un’esperta di veleni, un rettile in grado di sputare acido e un enigmatico cavaliere sadico vengono strappati alle rispettive realtà e richiamati dal mago Eris nel regno di Duryan. Al gruppo viene affidata la missione di assassinare Wizen, un incantatore sul punto di aprire un varco tra le dimensioni allo scopo di muovere il proprio esercito alla conquista di tutti i mondi. Lo sforzo per il sortilegio appena lanciato uccide Eris, che prima di morire confida ai sette prescelti di aver legato le loro anime con un incantesimo, allo scopo di obbligarli a collaborare: se anche uno solo di loro dovesse morire, allora morirebbero tutti. Con l’unica speranza di tornare alle rispettive realtà riposta nelle mani dello stesso Wizen, ai prescelti non rimane che tentare di sopravvivere tanto ai pericoli provenienti da un mondo sconosciuto quanto alle loro stesse personalità disturbate.





RECENSIONE:
Abbiamo letto questo romanzo in tre (io, Marta e un nostro amico), quindi questa recensione, anche se scritta da me, è un po’ il risultato delle riflessioni di tutti e tre.
Io e mia sorella ammettiamo di non essere esperte (e nemmeno troppo patite) di questo genere di fantasy quasi “classico” (molto più simile a un “Signore degli anelli” che non a uno Urban), mentre il nostro amico conosce meglio il genere e ne è molto più appassionato.
Nonostante a questa analisi abbiano partecipato ben tre teste, tutte e tre condividono una reazione simile a Seven Dreams: delusione. Ci aspettavamo un qualcosa di più… Che non è arrivato.

Vorrei iniziare con una critica mossa dal nostro amico (un elemento che, probabilmente, interesserà di più a chi tra voi ama il mondo fantasy): l’ambientazione approssimativa. Magliulo non offre un panorama preciso e dettagliato dell’universo sconosciuto nel quale si muovono i personaggi. L’autore, forse, avrebbe voluto mostrarci pezzetto per pezzetto quel nuovo mondo, avrebbe voluto farci conoscere quella realtà insieme ai sette protagonisti… Ma, dopo ben 300 pagine, non salta fuori quasi nessun "pezzetto": alla fine del libro ci ritroviamo nella stessa situazione di ignoranza assoluta. I personaggi non scoprono niente, noi non scopriamo niente. È frustrante: non sappiamo nulla della geografia del regno, i personaggi camminano, camminano, e l’unica indicazione che ricevono è “Seguite la Strada Maestra” (verso Oriente).

Di tanto in tanto, da lontano, scorgevano la Strada Maestra tra gli alberi.
Era deserta e non incrociarono nessuno. Circa due ore più tardi Gork gridò
in tono accusatorio a Centurio che aveva fame.
«Cerchiamo di percorrere più strada possibile finché il sole è alto», disse il
gladiatore. «Questi alberi fanno passare pochissima luce e noi dobbiamo
sfruttare tutta quella disponibile per evitare di perdere tempo. Quando la
luce si affievolirà, ci accamperemo e cercheremo di procurarci del cibo.»
Trovare acqua potabile non si rivelò un problema. Il rumore dei rigagnoli
che scorrevano nei loro letti li accompagnò con costanza per tutto il tragitto.
Dopo un po' incontrarono un torrentello che la strada maestra superava
grazie a un piccolo ponte. Per non scoprirsi decisero di guadarne le acque
gelide all'ombra degli alberi.
Di tanto in tanto si riposavano per pochi minuti, durante i quali tutti
bevevano e riprendevano fiato.

Mi concentro ora sul tema che più mi interessa di un libro: i personaggi.
O, in questo caso, i "non personaggi" del romanzo.
Il loro debutto comincia anche bene: vengono introdotti con il giusto mistero, il giusto alone di inspiegabile, oscuro, magico. Quando i sette si ritrovano al cospetto di Auriel, di loro non sappiamo pressoché nulla, conosciamo giusto il loro nome e abbiamo una vaga idea della loro origine. Io, personalmente, mi aspettavo di poter ricostruire l’identità dei personaggi poco alla volta, aggiungendo i vari tasselli pagina dopo pagina (insomma, la stessa aspettativa che si aveva sull’ambientazione). Il problema è che, invece, l’alone di mistero persiste per tutto il racconto, diventando una costante sgradevole: dei personaggi non si viene a sapere niente. Dopo 300 pagine di romanzo è come se fossimo ancora alla prima pagina.
Il gruppo trascorre insieme due settimane di viaggio, eppure non hanno un minimo di rapporto l’uno con l’altro: nessuno parla davvero con nessuno, si limitano a un paio di discorsi ripetitivi e quasi inutili, non ci svelano nulla, né della loro vita né del loro modo di essere. Per tutto il libro restano quasi invariati, freddi nel loro modo di essere, senza creare nessuna vera amicizia, o anche simpatia, o empatia o qualunque cosa. Ecco, il termine corretto per descriverli è “freddi”: sono fissi, morti, congelati.
Solitamente trovo sempre un personaggio che attira la mia attenzione, con il quale creo un legame emotivo nel corso delle pagine… Qui zero. Capisco che l’autore abbia voluto presentare dei personaggi egoisti, marci dentro, privi di uno scopo comune e quindi non interessati a conoscersi… Ma è davvero possibile trascorrere così tanto tempo insieme senza sviluppare un minimo di rapporto? Credo che sarebbe naturale e spontaneo, soprattutto per i quattro umani, instaurare una qualche forma di comprensione reciproca.

«Mentre eri svenuto abbiamo parlato della tua condizione», disse

Centurio. «È meglio che tu non prosegua il viaggio insieme a noi.»
[...] «Vorreste lasciarmi nella prima città senza la certezza che torniate a
prendermi?»
«Non è così, cercheremo di farlo», disse Centurio.
«Ma se questo non fosse possibile, allora sarete costretti a lasciarmi qui.
Magari a malincuore.»

Inoltre, vorrei sottolineare come i sette protagonisti siano difficilmente distinguibili l’uno dall’altro: a eccezione di Butch (che nel suo essere piagnucoloso è oltremodo irritante), tutti gli altri sono identici l’uno all’altro; nonostante provengano da epoche e mondi variegatissimi (e opposti) nessuno di loro ha praticamente alcun tipo di scontro culturale con gli altri. Si adattano tutti tranquillamente a una situazione insensata e improvvisa e tutti si comportano in modo molto simile. Per intenderci meglio: un gladiatore ricco (Centurio) non dovrebbe avere un carattere, delle abitudini, un’ideologia distinta da un cacciatore capotribù di un villaggio africano (Zuma)? Le differenze non si notano.
Per quanto riguarda la mancanza di una "psicologia emotiva", forse è un po' una nostra fissa, forse io e Marta siamo troppo abituate a personaggi che “si sentono” nel racconto? Qui non abbiamo sentito nulla e nessuno. Ci siamo trovate di fronte a dei personaggi inesistenti, che abbiamo ripudiato. Volontario da parte di Magliulo l’odio nel lettore suscitato dai sette? Eppure… come può piacere un romanzo se tutti i personaggi vengono solo detestati?

Seven Dreams è lento, è una storia in cui non accade nulla: segue un andamento classico, una serie di piccole prove da superare, ma la maggior parte della pagine non catturano minimamente l’attenzione. La narrazione si concentra su descrizioni quasi inutili (per esempio, la presentazione di tutti i membri di un’infinita famiglia di boscaioli), mentre tralascia dettagli rilevanti (avremmo voluto qualche informazione di più su Karma, la lucertola).

L'autore ha progettato una serie di sette romanzi, e, con questo suo esordio, rimanda molte spiegazioni di eventi alle opere successive: a mio avviso, troppi chiarimenti sono rinviati. Le domande lasciate in sospeso sono troppe, non stimolano la curiosità del lettore, bensì lo lasciano insoddisfatto, infastidito, perplesso.
Qualche curiosità invoglia a comprare il seguito, la sensazione di vagare nella nebbia più fitta, no. 

Un ultimo commento: cito la scena che tra tutte mi è sembrata la più insensata e inopportuna, ovvero il tentato stupro di Elavh. Mi ha lasciato una sensazione di squallore non necessario, è una paginetta messa in mezzo a una battaglia, quasi un veloce cambiamento di inquadratura rispetto all'evento principale... Una scena che non ha seguito alcuno. La mia perplessità sta sul fatto che questa violenza non abbia un "dopo": nessuno chiede nulla a Elavh, e lei nemmeno ci pensa più. Ok, lei è fredda e tutto quello che vogliamo, ma almeno un minimo di riferimento all'evento io lo avrei messo nelle pagine successive. E trovo che, volendo mettere violenze di tipo sessuale, allora forse il mondo dipinto sarebbe dovuto essere più cruento.
Ammetto che su questo tema non sono molto imparziale, diciamo che ultimamente me la sto prendendo molto con gli stupri nei romanzi che non vengono trattati con un'adeguata (secondo me) attenzione.

Lei obbedì e lui riprese a tirarla. Le stava facendo male ma Elavh non si lamentò. Lo scalpello continuava a premerle contro la gola.
L'uomo si fermò in un luogo buio. Dal falò arrivava pochissima luce ma i rumori della battaglia erano ancora udibili. Si sentiva una melodia fatta di grida e suoni metallici. Lir'sun le salì a cavalcioni, con le cosce contro i fianchi di lei.
«Quanto mi piacerebbe provare la stessa posizione a parti invertite», disse
con la sua voce nasale. [...]
Quando si fermò a causa del dolore alle braccia, Lir'sun era morto da molto tempo. I rumori della battaglia erano cessati e di lui non restava che un irriconoscibile ammasso di carne e sangue.

Concludiamo? Seven Dreams non è un “brutto libro”, non è sbagliato, amorale, osceno, stupido o scritto male (come sono molti bestseller di oggi… ), semplicemente è un'idea molto buona che, a nostro parere, non è stata sviluppata bene.
In particolare io sono una lettrice molto emotiva, istintiva, e un’opera così distaccata e rigida, in alcuni tratti scolastica, mi ha tenuta a distanza.



 VOTO:



 
In ogni caso, se volete, provate a leggerlo e fatemi sapere cosa ne pensate:)


Alex


L'AUTORE Giovanni Magliulo è nato a Torre del Greco, in provincia di Napoli, nel 1987. Ha firmato diversi articoli per il blog di informazione indipendente La Formica Argentina e per il portale di viaggio TravelWeAre. Attualmente lavora come consulente nel campo dell'Information&Communication Technology. Seven Dreams è il suo romanzo d'esordio

4 commenti:

  1. ciao,
    ho letto seven dreams e mi trovo profondamente in disaccordo con la tua recensione.
    Il non descrivere minuziosamente il paesaggio per me è un pregio, poichè rende la lettura scorrevole e fluida. Si riesce a farsi un'idea dell'ambiente in cui la storia si evolve senza dover leggere pagine e pagine di inutili "ciance".
    I personaggi, dal mio punto di vista, sono il punto forte del romanzo. Nessuno è scontato o banale e ognuno ha un lato oscuro che li rende ancor più intriganti. Ognuno ha un motivo per odiare l'altro pur dovendo cooperare per sopravvivere. La mancanza di discorsi filosofici tra di loro li rende ancor più reali rispetto a tanti "eroi intellettuali" che popolano il mondo del fantasy. Bastano le loro azioni o semplici gesti per evidenziare il loro aspetto psicologico.
    Le domande in sospeso per me sono un incentivo a proseguire la serie di libri e non un pretesto per criticare: ti immagini Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco senza domande in sospeso?
    Ad essere sincero non vedo l'ora che pubblichino i prossimi libri per scoprire di più sul passato dei 7 e su come evolverà la storia.

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  2. Raramente mi capita di dissentire al 100% con una recensione, qualunque essa sia, ma stavolta mi trovo ad essere davvero in dissaccordo su tutta la linea. Dopo aver letto Seven Dreams ho subito esclamato che non leggevo nulla di così coinvolgente dai tempi di "La Torre Nera" di Stephen King e ad oggi aspetto con ansia l'uscita del prossimo libro per sapere come si evolverà questa saga. Il paragone con la "Torre Nera" viene piuttosto spontaneo: Similmente a "La Torre Nera", capolavoro di Stephen King, Seven Dreams è un "fantasy" dall'atmosfera cupa e cruenta, lontana anni luce da quella fanciullesca e romantica del "Signore Degli Anelli" o di "Harry Potter", molto più simile a quella di "Le cronache del ghiaccio e del fuoco" (alias "Il trono di spade"). Si tratta di un opera in cui, piuttosto che monotone e tediose descrizioni geografiche dei luoghi, a reggere la scena sono principalmente i personaggi, ciascuno dotato di spessore, carisma e risvolti introspettivi, la genialità della trama e le situazioni imprevedibili e mai banali, che sfociano in veri e propri dilemmi morali, pur non mancando tuttavia combattimenti avvincenti e ben descritti. Per concludere, mi sento di consigliarne vivamente la lettura, agli appassionati del genere e non, ma soprattutto a chi cerca un "fantasy" destinato ad una platea "adulta".

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    Risposte
    1. Ciao!
      Credo sia normale che su uno stesso romanzo si trovino recensioni discordanti, non pensi?
      A me, personalmente (e sottolineo il fatto che sia personale), Seven Dreams non ha trasmesso nulla: l'atmosfera mi è parsa piatta, non "cruda e cruenta", e i personaggi non aiutano in alcun modo a dare spessore alle vicende, non hanno carisma, e i risvolti introspettivi, evidentemente, mi sono sfuggiti...
      In ogni caso, non metto in dubbio che ad altri (con gusti diversi dai miei/dai nostri) il libro possa piacere.
      Grazie comunque per essere passato dal mio blog,
      buona giornata :))

      Elimina
  3. Ciao Alex,
    più o meno abbiamo avuto le stesse idee ed opinioni :)
    Magari i seguiti saranno migliori!

    RispondiElimina

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